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Longo: “In C2 come in Champions. Quanto sono cambiati i DV: Diego mirava alla Juve”

Longo

Raffaele Longo, pilastro della Fiorentina che ripartì nel 2002: così a Viola Week, settimanale de La Nazione. Come è cambiato il rapporto dei Della Valle con Firenze? «Tanto, 15 anni fa non avrei mai pensato di sentire Andrea dire le frasi pronunciate dopo Reggio Emilia. Credo siano dichiarazioni dettate dall’amarezza, a mente fredda tornerà sui suoi passi ma i Della Valle che ho conosciuto io erano un’altra cosa. Entrambi erano molto vicini alla squadra, sentivamo la loro fiducia e ogni volta che parlava Diego ci dava una grande carica».

Ricorda un episodio in particolare? «Dopo la sconfitta contro il Grosseto per 2-0 e l’esonero di Vierchowod nello spogliatoio c’era un po’ di preoccupazione. Il ritardo dalle prime cominciava a diventare significativo e a Firenze la pressione era altissima. Diego ci convocò tutti nel suo ufficio allo stadio. Tutta la squadra e lo staff tecnico. Una chiacchierata da uomini, ci guardò negli occhi e ci disse che era sicuro che ce l’avremmo fatta perché eravamo più forti e la proprietà si fidava di noi. Ci trasmise grande tranquillità in un momento complicato».

Come si spiega questo suo allontanamento da Firenze e dalla Fiorentina? «Faccio fatica a spiegarmelo. Non lo avrei mai pensato. Aveva voglia di vincere, di salire subito fino alla A. La sua ossessione era la Juventus e ad ogni riunione ci ripeteva che dovevamo puntare a quel modello e arrivare lì prima possibile. Eravamo una grande famiglia, dal proprietario fin al magazziniere. Figure come Fagorzi o Romeo erano fondamentali e invece vedo che adesso vengono emarginate. Con questo non voglio giudicare o accusare nessuno, in Italia fare calcio è sempre più difficile e io devo dire grazie ai Della Valle per quello che mi hanno fatto provare quell’anno”.

Qual è il ricordo più bello? «Non è la solita frase fatta. Non ne ho uno in particolare. Quando fai la C2 con 40mila persone ogni domenica a vederti tutto è magico. Fu una stagione stupenda, ricordo la prima trasferta con 10mila viola al seguito, sembrava di giocare la Champions. Ho Firenze nel cuore, mi dispiace tantissimo non essere presente stasera ma mia figlia viene prima di tutto».

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