L’intervista all’ex giocatore viola che analizza il momento della squadra e evidenzia le analogie con la Fiorentina formato Champions League del 2007-2008
Fabio Liverani, che ha vestito la maglia viola per ben 77 presenze tra il 2006 e il 2008, ha parlato al Corriere dello Sport Stadio offrendo le sue considerazioni sulla squadra allenata da mister Palladino.
ANALOGIE. “Qualcosa di simile lo vedo, in effetti. Lo vedo in un gruppo nuovo come nuovi erano tanti di noi all’inizio, come nella voglia di tutti di lasciare un segno, nel senso di appartenenza già sviluppato in poco tempo. E questa Fiorentina gioca bene, come giocava bene la nostra Fiorentina“.
ENTUSIASMO. “Firenze sa stringersi come poche altre città intorno alla propria squadra. Certo, lo stadio in fase di ristrutturazione non aiuta, ma se i tifosi vedono che il gruppo vale riescono ad andare oltre anche a difficoltà oggettive e contingenti. Firenze e i tifosi viola possono rappresentare un valore aggiunto che non è affatto da sottovalutare quando c’è un obiettivo così alto da raggiungere“.
IERI COME OGGI. “È vero ci sono analogie anche abbastanza stringenti nella struttura delle due squadre. Ci sono giocatori importanti, qualcuno di prospettiva, qualcuno affermato, qualcuno che si deve confermare. Toni e Mutu, per dire, erano già affermati, ma Kean, Gudmundsson, Gosens, De Gea, oppure Dodo che reputo esterno straordinario sono a loro volta calciatori di livello e in certi casi con una carriera di rilievo e consolidata alle spalle. Poi, banale ma vero da dirsi, ogni campionato fa storia a sé: però, l’inizio è stato più che promettente“.
KEAN. “[…] sono contento perché è un giocatore che aspettavamo tutti. Intanto, è andato nella piazza migliore che poteva sperare: per ripartire sapevo che Firenze sarebbe stata la città giusta per lui. E poi c’è il contesto tecnico: finalmente si sente al centro, forse per la prima volta in assoluto. Titolare e responsabilizzato: e questo fa la differenza“.
CATALDI. “Stesso discorso. Ha trovato la squadra che esalta le sue caratteristiche: un calciatore ha bisogno di essere là dove è considerato importante. La storia per lui alla Lazio era conclusa per vari motivi: non c’erano più le condizioni ed è stato giusto voltare pagina“.
DE GEA. “Grandissimo. La società si è mossa con grande intelligenza. Quelli come De Gea sono acquisti che spostano gli equilibri in campo e fuori dal campo“.
PALLADINO. “Si parlava d’intelligenza: Raffaele è stato bravo a capire che era arrivato il momento di cambiare. La difesa a tre non funzionava e la squadra non si esaltava per quelle che erano e sono le sue qualità. Allora ha cambiato: per chi fa il nostro lavoro è sintomo d’intelligenza. Ha una squadra forte e i risultati gli stanno dando ragione“.
CONTINUITÀ. “Dare questa dimostrazione di solidità, forza e concretezza fino a febbraio-marzo. La continuità è la chiave del successo, che è possibile se un allenatore ha la l’opportunità di attingere a una rosa completa e qualitativa di 18-20 elementi come faceva Prandelli con noi. Ad oggi mi sembra che Palladino abbia questa risorsa: le alternative sono valide, ma questa opzione va mantenuta per tutto l’anno per arrivare in fondo in campionato e in Conference League come spera di fare la Fiorentina“.
CHAMPIONS. “Ad oggi dico di sì. Ma la compagnia è numerosa e agguerrita. Sarà lotta dura“.
Di
Redazione LaViola.it