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L’Italia si ferma, il calcio (giustamente) anche. Come cambia il mondo viola, sperando di ripartire ad aprile

Tutto il territorio nazionale diventa ‘zona protetta’, e anche il pallone smette di rotolare. Alla fine ha deciso il governo, dopo settimane di ‘teatrini’.

E alla fine anche il calcio si fermò. Dopo settimane di ‘teatrini’, tira e molla, discussioni e un tutti contro tutti che ‘cozzava’ (a dir poco) con la situazione di emergenza nazionale, a decidere è stato il governo.A questo punto non c’è ragione per cui proseguano le manifestazioni sportive, penso al campionato di calcio: dispiace dirlo ma i tifosi ne prendano atto”, ha annunciato in conferenza stampa il premier Conte. Stop alla Serie A e agli altri campionati fino al 3 aprile, data di fine del Dpcm che viene integrato con un nuovo provvedimento che prevede l’allargamento della ‘zona protetta’ a tutto il territorio italiano.

CALCIO SOSPESO. Dopo i botta e risposta di domenica tra il ministro dello sport Spadafora, la Lega, la Figc e l’associazione calciatori, già in giornata c’erano stati chiari segnali che andavano verso la sospensione del campionato. Prima la riunione del Coni che stabiliva proprio la sospensione di tutte le attività sportive, con richiesta di un nuovo decreto del governo; poi la risposta di Spadafora che, andando nella stessa direzione, confermava la volontà di firmare il decreto entro 24 ore. Resta fissato per oggi il Consiglio Federale straordinario convocato dal presidente Gravina. Il calcio italiano, nelle prossime ore e nei prossimi giorni, dovrà prendere diverse decisioni, tra cui quella di capire se e come portare a termine l’attuale stagione (e in caso di chiusura anticipata del torneo, stabilire come determinare eventualmente una classifica). Ma una mano dovrà arrivare anche dalla Uefa, per capire se l’Europeo potrà slittare (di qualche settimana o addirittura al 2021), visto che diverse altre federazioni stanno pensando di sospendere i rispettivi campionati (con il caos Europa League e Champions League di stretta attualità, tra gare a porte chiuse e non solo). Ma andare avanti così, sui campi italiani, non era proprio più il caso.

GIUSTO FERMARSI. Si sono chiesti e si stanno chiedendo sacrifici a tutti, e anche il calcio non poteva andare avanti come se niente fosse, ‘semplicemente’ con le porte chiuse. Si chiede alle persone di ridurre i rapporti interpersonali e stare a distanza di oltre un metro, e si vedono in tv giocatori (che pure in questi giorni sono stati super controllati) che prima evitano di darsi la mano, poi si ‘abbracciano’ poco dopo nelle marcature in area per infine esultare guancia a guancia per i gol. Quando, in fin dei conti, in pochi avrebbero pure voglia di esultare, vista la situazione generale. E allora, quel Sassuolo-Brescia 3-0 del lunedì sera, con Caputo che alza il cartello “Andrà tutto bene, state a casa”, resterà per un po’ di tempo l’ultima immagine del calcio italiano.

IL MONDO VIOLA. Per quanto riguarda la Fiorentina, invece, l’ultima prova resta quella di Udine. Una partita intrisa di paura per la classifica e di tristezza per un contesto surreale, con una qualità generale al limite della decenza. Un punto e i viola restano a +5 sulla zona retrocessione. Poi… si vedrà. Perché è chiaro che adesso parlare di calcio giocato diventa molto complicato. Una certezza c’è: fino al 3 aprile, almeno, non si giocherà. Sperando di poter ripartire, appunto, tra un mesetto: soprattutto, vorrebbe dire aver messo da parte l’emergenza Coronavirus. Per la Fiorentina, per adesso, saltano le sfide contro Brescia (15 marzo) e Lazio (20 marzo), mentre sarebbe da definire (dopo la sosta Nazionali per ora in programma nel weekend del 29 marzo) un’eventuale ripartenza il 5 aprile contro Sassuolo (al Franchi) o Parma (fuori).
Oggi è in programma un allenamento pomeridiano al centro sportivo, ma è chiaro che la quotidianità di Pezzella e compagni cambia adesso radicalmente. Così come quella di tutti gli italiani. Complicato capire quando si potrà tornare alla normalità, a parlare di un Ribery che magari potrebbe tornare in campo ed essere un’arma in più proprio da inizio aprile. Adesso giusto guardare alla giornata. Mettere da parte il pallone. E condividere l’appello a limitare il più possibile gli spostamenti. Per il bene di tutti.

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