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Lippi: “La Cina cambierà il calcio. Comprano tanto”

Lippi

Tevez che diventa il giocatore più pagato al mondo, l’offerta shock per Cristiano Ronaldo (300 milioni al Real e 500 a lui per 5 anni), i rilanci nelle trattative per Kalinic, Banega e Witsel. La nuova frontiera cinese come un El Dorado.

Ma la logica da supermarket milionario finalizzata al risultato non significa una crescita automatica del calcio cinese. Parola di Marcello Lippi, uno che di Cina se ne intende. Prima come condottiero di un Guangzhou che ha portato ai trionfi in patria e nella Champions asiatica e ora come ct della nazionale.

Per vedere il calcio cinese ai vertici, secondo Lippi, è necessario un lavoro in profondità che faccia crescere tutto il movimento sia a livello tecnico che di mentalità. I giocatori importanti non sono tutto.
«Queste operazioni di mercato – spiega Lippi – non mi stupiscono perché conosco la passione che c’è per il calcio anche ai massimi livelli. Quelli economici ma anche goverantivi. Lo stesso presidente Xi Jinping è un grande appassionato, vuole renderlo obbligatorio nelle scuole. Poi ci sono tanti imprenditori che hanno tanti soldi da spendere».

Ma ci vuole altro
«Sì, intendo un lavoro in profondità con la creazione di settori giovanili per ragazzi cinesi, con allenatori preparati da un lavoro formativo completo. Insomma, creare una cultura calcistica a 360 gradi. Il Guangzhou in Cina vince perché ha una solida base di giocatori cinesi e la mentalità giusta. Un po’ quello che accade in Italia con la Juventus che ha gli italiani che trascinano il gruppo. Puntare sull’identità e la crescita complessiva del movimento è la strada che anche io alla guida della nazionale ho intrapreso e che il mondo calcistico cinese deve avere come obiettivo. L’acquisto di giocatori di qualità fa crescere la squadra che li tessera ma non necessariamente il mondo calcistico di questo immenso Paese».

Ma nel caso di Didier Drogba non fu un’equazione esatta
«E’ vero. Lui aveva vinto col Chelsea e fece bene nello Shangai Shenhua ma la squadra arrivò undicesima. Segno che non c’erano le basi solide che sottolineavo».

E Carlos Tevez inciderà?
«Tevez è un giocatore molto forte che ha fatto la differenzia sia in Inghilterra che in Italia. Penso che abbia ancora gli stimoli giusti».

Mentre sei scettico sul fatto che Cristiano Ronaldo possa dire sì alle sirene milionarie
«I soldi che gli offrono sono tantissimi ma non credo che accetterà. Dopo mille trionfi, Palloni d’oro e tanti soldi incassati vorrà chiudere la sua carriera in Europa».

Ma quando un calciatore che arriva dall’Europa o dal Sudamerica sbarca in Cina lo fa esclusivamente per il conto in banca o anche perché ci sono ancora delle motivazioni?
«Se il giocatore è a fine carriera l’aspetto economico prevale su tutto. Io ho avuto calciatori non cinesi di 24-25 anni che giocando bene hanno trovato ingaggi altrove e l’esperienza nella Super League è stata un trampolino di lancio verso il futuro».

Veniamo in Italia. Questa fine di 2016 ci ha lasciato un Milan e una Juve con stati d’animo differenti dopo la Supercoppa
«Il Milan si rituffa nell’avventura carico di entusiasmo. La società e Montella sono consapevoli di aver intrapreso la strada giusta con giocatori italiani giovani e di qualità. Quello che prima di tutti ha fatto la Juve».

Già, la Juve..
«A Doha è stato un incidente di percorso che non avrà ripercussioni. Conosco bene i giocatori della Juve. Sono sempre affamati e riprendono a lavorare con più determinazione di prima, alla ricerca di successi. Hanno tutte le possibilità per farlo in Italia e in Europa».

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