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Editoriali

L’importanza di una mentalità vincente. E non parlate di turnover

Nella conferenza stampa di ieri si è parlato molto di aspetti tecnico-tattici. Le domande sono infatti girate intorno a quello che è stato indubbiamente il problema più evidente a tutti nelle prime uscite stagionali, ovvero la scarsa concretezza dei viola in fase offensiva. 

Ma ciò che ha voluto sottolineare Sousa è che non è l’aspetto tattico quello su cui si vuole concentrare maggiormente ora quanto quello mentale e della personalità. Ed è ciò che l’anno scorso ha messo la Fiorentina in difficoltà soprattutto in Europa League. “Nella scorsa stagione in questa competizione ha pesato non essere stati subito intensi a livello mentale per far sì che tutte quelle che erano le nostre qualità fossero portate in campo per vincere le partite”.

Quella che il tecnico portoghese vuole instillare nei suoi giocatori è quindi una mentalità vincente, puntando non solo sull’aspetto tecnico ma anche su quello motivazionale e psicologico. Con il giusto atteggiamento questa squadra se la può giocare con chiunque. “Vogliamo avere lo stesso spirito dimostrato fino a questo punto. Se noi riusciamo ad averlo, i nostri avversari quindi dovranno essere molto superiori a noi per vincere”. Poco importa quindi se davanti c’è l’apparentemente mediocre Qarabag, sottovalutare qualsiasi avversario è vietato.

Stesso discorso applicato anche al concetto di turnover. Addio quindi all’idea per cui, se ci sono tanti impegni vanno per forza effettuate variazioni di uomini. “Tutti i giocatori che hanno voglia ed atteggiamento giusto hanno sempre più possibilità degli altri. Io cerco di inserire tutti ma voglio competitività tra i miei giocatori, non penso al turnover come fate voi. Se vedo che ho i giocatori giusti per vincere la partita, li metto in campo”.

Difficile pare rivedere già dal primo minuto Zarate contro gli azeri. Il condizionale è d’obbligo perché Sousa ci ha abituati alle sorprese, ma dalle sue parole sembra filtrare la necessità di vedere da parte dell’argentino un maggiore impegno e coinvolgimento, oltre alla consapevolezza personale di poter essere una pedina importante per la squadra. Prendere Babacar come esempio. Uno che è passato da essere bagaglio ingombrante e difficile da sgombrare, a uomo chiave sia da titolare che come alternativa a partita in corso. Tutto questo proprio grazie al duro lavoro applicato in allenamento, come ha più volte sottolineato l’allenatore.

Una Fiorentina che deve crescere quindi: non sono a livello tattico ma soprattutto mentale.

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