Editoriali

L’errore del singolo frena la Fiorentina, ma contro questa Lazio si poteva (e doveva) fare di più. E Sarri resta la ‘bestia nera’ di Italiano

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Una sconfitta al 94′ che fa male, netto l’errore di Milenkovic che condanna i viola al secondo ko di fila. Ma la Fiorentina si lecca le ferite anche per non aver finalizzato abbastanza

C’è l’errore, evidente, con buona dose di ingenuità e sfortuna di Nikola Milenkovic dietro la sconfitta della Fiorentina a Roma contro la Lazio. Un braccio largo al 93′ abbondante, la palla che finisce proprio lì dopo il colpo di testa di Vecino e Immobile che castiga una Viola più che buona per quasi un’ora di gioco. “Amareggiato e deluso”, i concetti ripetuti tante volte a caldo da Italiano dopo l’1-0 dell’Olimpico. Del resto, perdere così fa male. Parecchio. Un punto che sembrava in tasca, in uno scontro diretto per l’Europa, che invece si è tramutato nella più gelida delle docce fredde.

POCA FINALIZZAZIONE. Anche perché per un’ora, forse qualcosa meno, era stata grande Fiorentina. Pressing, ritmo, capacità di far girare a vuoto la Lazio. Pur con i soliti difetti, perché se non sei preciso nella finalizzazione e non arrivi a concretizzare la mole di gioco prodotta alla fine il conto ti può arrivare. Ed è arrivato puntuale, al minuto 93. Anche se Beltran un altro gol l’aveva trovato, e pure parecchio bello, sul lancio di Bonaventura. Peccato però per quel controllo di braccio ‘pescato’ dal Var. Pulisic, tre settimane fa, si salvò perché le telecamere non tolsero definitivamente i dubbi su una dinamica irregolare che pure pareva chiara. Evidentemente però all’Olimpico le postazioni per le inquadrature tv sono migliori rispetto a Marassi, purtroppo per l’argentino e per i viola. Con il 9 albiceleste che ha poi colpito un palo con un bel colpo di testa.

ESTERNI DISINNESCATI. Fiammate a cui la Fiorentina non ha dato seguito, se non a sprazzi. Gonzalez ha fatto fatica ad accendersi a sinistra, anche perché un Biraghi in campo in condizione non ottimale gli dava poco supporto. Ikoné a destra aveva più spazi, ma come spesso gli capita non è stato decisivo nei momenti più importanti (anche se su di lui pareva esserci un rigore a fine primo tempo). Anche Bonaventura, pur utile nel suo ruolo tra trequarti e mezz’ala, è stato limitato più volte da Rovella e compagni. Così la Lazio ha preso via via le misure con imbucate sempre più pericolose, con Terracciano a salvare su Luis Alberto e Felipe Anderson e i laziali che più volte hanno graziato il portiere viola negli ultimi metri.

CAMBI DECISIVI. I cambi, poi, sono stati decisivi, in un senso e nell’altro. Barak e Nzola hanno frenato di fatto la Fiorentina, anche se già Bonaventura e Beltran stavano calando di intensità. Mentre dall’altra parte la Lazio ha avuto più energie per l’assalto finale, premiato poi con l’episodio decisivo. Così Italiano è costretto a masticare ancora amaro contro Sarri. Una vera ‘bestia nera’ per lui, perché in 5 incroci mai il viola è riuscito a centrare un successo.

CORSA RALLENTATA. Restano così amarezza e delusione, come recita Italiano, anche perché le due sconfitte di fila rallentano la volata della Fiorentina verso le primissime posizioni. La classifica ora vede i viola risucchiati da altre squadre in una bagarre dietro le prime tre, e in questo senso l’incrocio contro la Juve di domenica prossima ma anche la sfida col Bologna prima della sosta daranno risposte su che ruolo potrà recitare la Fiorentina in questa fase di campionato, dopo gli elogi a dismisura dopo la grandiosa vittoria di Napoli. C’è da leccarsi le ferite, dunque, ancora una volta, cercare di capire e possibilmente risolvere vecchi errori che ritornano. Resta però la netta sensazione che contro questa Lazio si potesse, e dovesse, fare qualcosa in più. Non solo per l’episodio finale che tale resta, ma per non aver approfittato di tante situazioni in cui la squadra di Sarri sembrava in difficoltà. Limiti che questa Fiorentina ha saputo superare solo a tratti durante il suo percorso. E che nella serata romana sono tornati alla luce portando poi ad una sconfitta che fa male. E parecchio.

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