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L’eredità di Corvino: operazione risparmio e una squadra da scoprire

Il primo obiettivo era chiaro: tagliare il monte ingaggi. Il secondo era chiarissimo: mettere insieme delle belle plusvalenze. Il terzo conseguente: spendere un po’ di soldi (non tutti, infatti la Fiorentina arriva in fondo con 38 milioni di attivo, un record) per mettere insieme una squadra decente e dare la possibilità a Pioli di fare una stagione dignitosa, con giovani interessanti, altri “normali”, altri esperti mestieranti. C’era chi si aspettava qualche colpo. Ma era evidente che la Fiorentina non poteva andare a prendere gente di un certo livello, per il semplice motivo che il monte ingaggi era la priorità, e certi calciatori chiedono cifre che questa società a dieta stretta non può permettersi.

Così si spiega il fatto che Mor è andato al Celta Vigo (non al Barcellona) e Jesè allo Stoke City (non allo United), società che però evidentemente non dovevano trattare in modo estenuante su ingaggi da smezzare e altre tristi complicazioni. C’è chi lo chiama nuovo ciclo, chi ridimensionamento. Diciamo che probabilmente la verità sta nel mezzo. In economia si tratterebbe della cosiddetta “decrescita felice”. In questo caso “felice” per i padroni, che hanno ridotto di parecchio i costi e per questa ragione premiato il loro direttore generale con un prolugamento fino al 2020.

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