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L’ennesima illusione del 10. Castro come Berna: via nel pieno della carriera. La Viola non si è fidata della tenuta fisica

Castrovilli

Lui aveva dato disponibilità a restare alle cifre attuali, scrive il Corriere Fiorentino. Resta il rammarico per un giocatore diverso dagli altri

Iniziò partecipando al Torneo di Viareggio con la maglia della Fiorentina. Stava nascendo una stella e non a caso, Daniele Pradè, una volta subentrato a Corvino, ne perfezionò l’acquisto. «Se vale 40 milioni? Si, per gamba», diceva il Corvo fino a qualche anno fa. I fatti, in realtà, dicono che a quei livelli, Castro non è arrivato. I paragoni coi giganti del passato non reggono. A Firenze il numero 10 significa Antognoni, «la luce» capace di capace di illuminare anche la Nazionale. Oppure Baggio, meraviglioso talento per cui una tifoseria intera si ribellò ai Pontello al punto da mettere a ferro e fuoco piazza Savonarola. Tra i grandi, senza scomodare i mitici De Sisti e Montuori e il calcio di una volta, negli ultimi 30 anni viola ci sono anche Rui Costa e Mutu, scrive il Corriere Fiorentino.

COME BERNARDESCHI. Non per questo però l’addio di Castrovilli non lascerà rimpianti. Come Bernardeschi, il barese è cresciuto qui e se ne va nel pieno della carriera. Come Berna ha fatto sperare nel nuovo numero 10 viola, nel giocatore a cui aggrapparsi per sognare un futuro migliore. Con Ribéry ha formato una coppia bellissima da vedere, con Italiano invece è cresciuto parecchio anche nella consapevolezza di poter essere prezioso per la squadra in ogni momento della partita. Subito dopo il grave infortunio al ginocchio, la Fiorentina perse equilibrio e qualche partita. Solo allora ci si accorse di quanto Castrovilli fosse diventato importante nel pressing, nella lettura dell’azione, nel pensare da «tuttocampista» come chiedeva l’allenatore.

POTEVA RESTARE ALLE STESSE CIFRE. La capacità di far gol invece ce l’ha sempre avuta. Quello a San Siro, sempre in coppia con Ribéry, resterà nella sua mente, quello di Sivas, altrettanto bello, sarà indimenticabile perché simbolo di rinascita dopo la riabilitazione, quello annullato di recente alla Juve invece farà parte dei ricordi meno belli, proprio come questo addio in tutta fretta. Arrivato dopo che lui, sposato con una fiorentina e in attesa di un figlio (ieri l’annuncio sui social), aveva dato la disponibilità a restare anche alle stesse condizioni economiche attuali. La Fiorentina, evidentemente, non si è fidata della sua tenuta fisica. Alle porte infatti c’è una stagione stressante, con ritmi che Castro negli ultimi tempi ha faticato a tenere. Il filo di rammarico però resta. Con Castro se ne va un centrocampista dalle caratteristiche che nell’era moderna appaiono sempre più perdute. Se ne va un altro talento fatto in casa e, soprattutto, l’ennesima illusione di vedere allargarsi la dinastia dei numeri 10.

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