Rassegna Stampa
Lega Serie A, la resa dei conti: Dal Pino attacca, Barone stoppa le dimissioni di Marotta
La Gazzetta dello Sport in edicola stamani fa il punto della situazione sull’assemblea di Lega andata in scena nella giornata di ieri
Per la prima volta la Serie A si riuniva dopo il caos Superlega: il tema non era all’ordine del giorno ma è stato come se lo fosse. L’attualità lo imponeva. Semmai i punti oggetto della discussione (i diritti tv su tutti) hanno suggerito di rimandare l’argomento a un’assemblea da convocare per la prossima settimana, al massimo entro i primi giorni di maggio: una riunione dedicata potrà meglio approfondire il tema del ruolo delle squadre coinvolte nel progetto, e dei loro dirigenti. L’Inghilterra fa di nuovo da apripista: i suoi club erano stati i primi a chiamarsi fuori dall’élite dei dodici, e oggi la Premier League vuole punizioni severe per chi comunque aveva scelto di iscriversi al torneo alternativo. Così le altre quattordici società del campionato inglese hanno sfiduciato i colleghi (ex) scissionisti, chiedendo che i dirigenti coinvolti si dimettano dai rispettivi incarichi all’interno delle commissioni della Premier. La Serie A ha solo rinviato il processo, che si farà: non si chiuderà con un nulla di fatto, come preteso anche dal numero uno Uefa, Ceferin. I ruoli sotto accusa in questo caso sono quelli di Marotta, a.d. Inter, e Scaroni, presidente Milan: il primo anche consigliere federale, il secondo consigliere di Lega. Ancora più critico il ruolo di Andrea Agnelli, numero uno bianconero, co-fondatore della Superlega e membro della commissione interna alla Lega di A impegnata a trattare con i fondi. Contro di lui i club pensano anche alla causa: un doppio gioco (la Superlega era in contrasto con il lavoro dei private equity, occupati a valorizzare il brand del nostro campionato) che le società ritengono decisivo nel fallimento di un affare che avrebbe portato in cassa un miliardo e settecento milioni di euro.
Dimissioni. Un’assemblea specifica valuterà come procedere: di fronte alla sfiducia dell’assemblea Marotta e Scaroni faranno un passo indietro. Da Juve (ieri rappresentata da Giorgio Ricci, Chied Revenue Officer e dall’avvocato Cesare Gabasio), Milan e Inter solo silenzio. Solita specifica sul Milan: il voto di Scaroni è sempre stato il sì ai fondi, nessuna retromarcia come bianconeri e nerazzurri. A fine assemblea è stato Ferrero (poi Preziosi e Fienga) a chiedere le dimissioni di Marotta e Scaroni, discorso stoppato da De Laurentiis (poi Barone): non era un punto all’ordine del giorno. L’argomento Superlega, con tutte le conseguenze del caso, è stato il cardine del discorso d’apertura di Paolo Dal Pino, presidente della Lega di A: un attacco agli ex scissionisti che con le loro mosse avrebbero danneggiate l’intero sistema. Così come, altra accusa evidente, Juventus e Inter si sono messe di traverso all’affare fondi per interessi personali: manovra smascherata in fretta.
Accusa. Sono due dei sette club che avevano firmato la lettera di sfiducia a Dal Pino, accusato di aver allungato i tempi della trattativa con i fondi penalizzando le offerte tv, con tanto di minaccia di finire in tribunale: critica che è stata rovesciata su Inter e Juve, e in seconda battuta sulle altre firmatarie della lettera (Lazio, Napoli, Atalanta, Fiorentina e Verona) con cui condividono una strategia comune. Dal Pino agiva per il bene comune della A (dai fondi sarebbe arrivata una ricchezza inaspettata), e alle altre tredici società che lo hanno sempre sostenuto il presidente ha confermato di non pensare affatto alle dimissioni, augurandosi di ritrovare unità di intenti.