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Le verità di Galloppa, tra tenuta fisica e lacune della rosa. Il Betis non ha insegnato niente

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Le parole dell’allenatore ad interim alimentano i dubbi sulla preparazione estiva con Pioli e sull’operato di Pradè

Il post partita di Galloppa da Magonza ha confermato i sospetti sui motivi della crisi della Fiorentina in questa prima parte di stagione: la condizione fisica e alcune mancanze strutturali della rosa. Anche contro il Mainz, la squadra viola è calata intorno al 60’ come aveva fatto nelle precedenti uscite. Oltre a un problema di testa e di gioco, c’è anche probabilmente un problema di preparazione sbagliata, non da ricercare nella scelta di farla al Viola Park, visti i buoni risultati dello scorso anno, ma sul programma di lavoro adottato da Stefano Pioli.

Quando gli è stato chiesto del vestito ideale per questa squadra, Galloppa ha risposto che essendo senza esterni, la formazione dovrebbe essere con due punte o con due sottopunte dietro al centravanti e un centrocampo a tre.

Un problema quello delle ali, già palesato nella scorsa stagione, con Palladino che era costretto ad affidarsi alle iniziative di Dodo sulla destra. Ma anche il brasiliano in questo inizio di stagione appare confusionario nelle scelte e poco lucido, sebbene i pochi pericoli creati dai viola nascano da delle sue iniziative personali. Il centrocampo della passata stagione era stato costruito con soli giocatori monopasso, e in attacco e sulla trequarti mancavano giocatori in grado di saltare l’uomo e di dare una scossa a partita in corso. Pochi dribbling, poco dinamismo e poca fantasia.

La partita manifesto di queste lacune si è vista contro il Betis Siviglia, contro una squadra con valori simili ma con una serie di giocatori come Antony, Isco, Abde, Lo Celso, Fornals e Jesus Rodriguez in grado di creare superiorità numerica e di scardinare un blocco basso con una giocata. Nella Fiorentina c’erano i soli Gudmundsson (troppo discontinuo all’interno della partita lo scorso anno e fantasma di se stesso in questa stagione), Dodo e Parisi, in alcune occasioni Richardson, ai quali si sono aggiunti Fortini e Fazzini oltre a Sabiri e Kouame. Troppo poco, a quel punto il lancio lungo diventa quasi un obbligo. In più, in estate sono arrivati due centravanti, per giocare con due punte o in ottica di un addio futuro di Kean, che però si sposano male con le caratteristiche dell’ex Juve e PSG. A gennaio probabilmente toccherà intervenire di nuovo sul mercato alla ricerca di giocatori dinamici e forti nel dribbling. Probabilmente sarà questo uno dei primi compiti di Goretti per aiutare Vanoli a uscire da questa situazione.

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