Cinquantadue operazioni di mercato in novanta giorni, il giudizio sulle 20 in entrata (spesa complessiva di circa 84 milioni) sarà declinabile nel medio periodo soltanto alla luce dei risultati sul campo. Così scrive La Nazione. Uscito da questo frullatore, Corvino ha l’aria stanca e tesa, ripete più volte che il lavoro è stato durissimo: sa che intorno il clima non è granché. E i soldi che sono avanzati? E i big che sono stati sostituiti senza alzare il livello dell’appeal, anzi abbassandolo molto sotto il profilo dei nomi?
Il tema che più fa discutere è quello degli investimenti dopo le cessioni dei big: «Il 75 per cento degli introiti è stato utilizzato dal comparto sportivo per rifondare il gruppo, il restante 25 per cento è stato destinato a sostenere gli altri comparti della società». Corvino si riferisce agli stipendi dei dipendenti viola (oltre 100), al mantenimento e agli affitti delle strutture, al costo e ai canoni del centro sportivo e – anche se non lo specifica – alla possibilità di utilizzare parte di queste risorse per rimodellare la squadra a gennaio. Il dato comunque fa discutere, Corvino difende la scelta ribadendo che «il calcio è cambiato, ormai è un’azienda che deve funzionare così e la società non deve ritrovarsi con un’altro buco in bilancio da 38 milioni».

Di
Redazione LaViola.it