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Le sfide di Cesare: conquistare gruppo e società. Mettendo sul piatto il passato

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Prandelli e la battuta a Joe Barone: vuole dimostrare di poter riconquistare Firenze. Si parla anche di un possibile ruolo nel Viola Park

Da quindici anni Firenze è diventata casa sua, è naturale che dalla città abbia assorbito anche i vezzi più caratteristici. Su tutti l’arte dell’ironia. E così prima di firmare il contratto con la Fiorentina, Cesare Prandelli ha scherzato sul suo futuro: «Tra due-tre mesi sarete voi a contattarmi per chiedermi il rinnovo». Lo ha raccontato col sorriso lo stesso allenatore a Radio Rai riguardo il suo lungo incontro con Joe Barone. Il fantasma di Maurizio Sarri lo accompagna da prima del suo ritorno, ma oggi non c’è tempo nemmeno per pensarci. Non solo, aleggia la suggestione che dal prossimo anno possa assumere un ruolo dirigenziale, magari nel vivaio nel futuro Viola Park. Così scrive il Corriere Fiorentino.

MESSAGGI. Prandelli ha indossato i panni del condottiero. Sa bene, inoltre, che un contratto in scadenza alle prime difficoltà potrebbe metterlo in posizione di debolezza al cospetto di un collettivo che ha avuto alti e bassi nel rapporto con entrambi i suoi predecessori, prima Montella e poi Iachini. Fra tutti e tre, il nuovo allenatore è senza dubbio il più capace nella comunicazione. E, nelle prime uscite, ha lanciato messaggi per portare i giocatori dalla sua parte, per iniziare il viaggio con unità e senso di appartenenza, un sempreverde del suo repertorio.

RILANCIO. Insomma, Cesare è pronto a saltare tutti gli ostacoli che troverà sul suo percorso. Pur di rilanciarsi, di ripartire in un calcio che lo aveva dimenticato troppo presto dopo le dimenticabili esperienze all’estero, ha messo in discussione il fiore all’occhiello della sua carriera: il glorioso passato viola. Cinque stagione indimenticabili, come le notti di Champions e la semifinale di Coppa Uefa. Se le cose dovessero andare male in questa seconda avventura, come già avvenuto con Montella, anche lui verrebbe investito da una sorta di revisionismo storico. Ma è pronto a correre il rischio. «Ho detto ai giocatori che per la prima volta avranno un allenatore tifoso. Conosco questa piazza, chiede molto ma ti dà tutto».

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