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Le richieste delle Leghe alla Uefa: tagli alle coppe europee e niente Nazionali

Rebus calendari per i vari campionati, ipotesi di giocare 4 gare in 10 giorni. Ma Ceferin vorrebbe giocare normalmente Champions ed Europa League.

Ieri c’è stata una riunione del gruppo di lavoro dell’Uefa per armonizzare il calendario internazionale e trovare un’intesa su come e quando ripartire. Le richieste avanzate dalle Leghe e dalle Federazione (coppe nazionali rimandate alla prima settimana di luglio; niente finestra per le nazionali dell’1 al 9 giugno; spostamento delle finali di Champions ed Europa League a luglio; partenza lo stesso week end delle principali Leghe europee) sono state annotate da Nyon che ha ribadito la volontà di far concludere i campionati nazionali sempre entro il 30 giugno. Lo stesso concetto annunciato mercoledì. Se sarà possibile lo dirà l’evoluzione del virus, scrive Il Corriere dello Sport.

Leghe e Federazioni hanno perplessità su un calendario così congestionato e danno per scontate delle rinunce che al momento gli uomini di Ceferin non hanno ancora fatto. Né sui tagli alle coppe né sulla rinuncia alle gare di qualificazione a Euro 2020 a giugno né tanto meno sullo sforamento a luglio. «Stiamo valutando diverse soluzioni – ha detto Tebas, rappresentante per l’European Leagues nel gruppo – analizzando i calendari di 30 diversi Paesi. Andare oltre il 30 giugno sarebbe un problema».

4 PARTITE IN 10 GIORNI. La Liga si sta preparando anche all’eventualità di disputare 4 gare nell’arco di 10 giorni con due giornate di campionato e 2 incontri delle Coppe. Lo stesso potrebbe toccare pure alla Serie A se si partirà dopo il 2-3 maggio ovvero l’8-9 oppure il 15-16. Al momento le variabili sono troppe e deciderà l’andamento del virus. Di certo la contemporaneità non solo di giorno, ma anche di orario tra match di Champions e di campionato non è più vietata. E nel giorno in cui alcune formazioni italiane giocheranno una sfida valida per la A, non va escluso che altre ne disputino una delle Coppe. Gravina ha aggiunto: «Giocare ancora a porte chiuse? E’ possibile. L’ipotesi sulla quale stiamo lavorando è una prima fase a porte chiuse, fino a quando non avremo garanzie legate alla tutela della salute degli atleti. Giocare con il pubblico vorrebbe dire essere fuori da un brutto incubo, ed è un augurio che mi faccio».  

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