Mercato condiviso tra società e allenatore, tutti puntano all’Europa che conta. Ma così diventa complicato
La brutta sconfitta contro il Como ha ritirato fuori vecchie ruggini. Sul piano del gioco, delle idee, dello stile di calcio di questa Fiorentina. Ma anche di un atteggiamento che è parso parecchio distante da quello che aveva permesso ai viola di battere 3-0 l’Inter. Up & down di una squadra capace di schiantare i campioni d’Italia in emergenza totale, di vincere due volte con la Lazio, con il Milan, ma anche di fare un punto in due partite contro il Monza stra-ultimo, e appena 4 punti (su 15) nelle 5 sfide contro le attuali ultime 4 della classifica (oltre ai brianzoli contro Venezia, Parma ed Empoli).
TROPPO ATTENDISTA. C’è anche un motivo tecnico-tattico di fronte ad un rendimento del genere. Ovvero l’impostazione di calcio della Fiorentina di Palladino. Lo ha ammesso Pongracic, ma era evidente a tutti: questa è una squadra che dà il meglio di sé senza palla (quando riesce a difendersi bene), aspettando e ripartendo in velocità. Va in difficoltà invece quando deve fare la partita o quando viene aggredita con intensità, come accaduto contro il Como quando pure era assente l’unico sfogo offensivo, ovvero Kean. In questi mesi sono state poche le contromisure trovate. Solo quando i singoli erano al top della condizione la Fiorentina ha dato l’impressione di poter vincere con chiunque anche con manovre di qualità. Quando a centrocampo Cataldi e Adli riuscivano a garantire ottime prove nelle due fasi e riuscivano a verticalizzare con sicurezza, con Bove a fare da equilibratore, con i trequartisti che davano mano e giocavano con qualità tecnica.
PRESSIONI DAL MERCATO. Poi la Fiorentina si è rialzata dal periodo complicato badando soprattutto a ritrovare equilibri, più che puntare sulla fluidità di gioco o su un dominio delle partite. Serviva quello più di ogni altra cosa. Forse. Ora però bisogna puntare anche ad altro. Perché anche il mercato ha raccontato questo, e lo stesso Pradè non ha fatto niente per non sottolinearlo a Palladino. La Fiorentina ha puntato sulla qualità, su giocatori bravi tecnicamente, che hanno nelle corde giocate e gol. Più che difesa ad oltranza. Pressioni che si aggiungono per un Palladino chiamato a trasmettere anche idee diverse. Il tecnico si è preso le proprie responsabilità dopo il Como, ma dal Verona, con Kean e con una settimana in più di lavoro con i nuovi, è chiamato a schierare una Fiorentina che sappia cosa fare con il pallone tra i piedi. Perché l’impressione, avuta più volte, è che di idee per far male agli avversari non ce ne siano tante. Specie quando c’è da recuperare o attaccare una difesa schierata.
ACCELERARE. E’ anche vero che questa è una squadra che ha dimostrato più volte anche grande capacità di resilienza, andando a riprendere risultati e partite compromesse, vincendo gare complicate, resistendo ad attacchi avversari in situazioni precarie. Ma con la forza dei nervi più che con qualità. È altrettanto vero, va dato atto, che Palladino ha in mano una nuova Fiorentina di fatto da due settimane. E ha dovuto preparare il doppio confronto con l’Inter in situazione a dir poco anomala e poi la gara con il Como senza Kean in pochi giorni. Servirebbe insomma tempo per lavorare su certi concetti, ma il calcio il tempo non ne dà. Non concede pause. Serve accelerare il processo di inserimento, capire e integrare le qualità dei nuovi. La Fiorentina non può permettersi di giocare solo i primi 5 minuti con il Como e di non avere reazioni, non può permettersi di non giocare per un’ora a San Siro e poi non riuscire mai a impegnare Sommer, così come di smettere di giocare nelle riprese con Genoa e Lazio, ma anche con Torino e Monza. Gosens aveva parlato di un gruppo che spesso non sa reagire agli episodi negativi, senz’altro può essere una chiave di lettura valida. L’aspetto psicologico insieme a quello tecnico-tattico.
LA CHAMPIONS (E L’EUROPA) NON ASPETTA. Insomma, leccarsi le ferite e trovare il modo di ripartire. “Che sia solo un incidente di percorso”, per dirla come Pradè. L’ennesimo di una squadra non perfetta ma costruita, nelle idee di tecnico e società, per stare in alto. Il gruppo ha sdoganato l’obiettivo Champions, Palladino ponendo ‘quota 71’ (ovvero migliorare nel girone di ritorno i 35 punti d’andata) ha tenuto alta l’asticella, la società non sta facendo niente per frenare ambizioni e non pungolare tecnico e gruppo quando le cose non vanno. Ma se non si trova la strada giusta per far fruttare la qualità dei nuovi arrivi il rischio è di ritrovarsi presto con il cerino in mano. Allenatore e dirigenza hanno condiviso il mercato, tanto che Palladino si è detto contentissimo delle operazioni invernali, con la decisione di non prendere un vice-Kean e di rinunciare di fatto agli esterni offensivi puri. Serve trovare un nuovo assetto che convinca però. Perché intanto la classifica si sta accorciando, il turno particolarmente sfavorevole ha fatto scivolare i viola al 6° posto a -4 dal 4°/5° posto occupato da Juve e Lazio, mentre Bologna e Milan inseguono a -1 (con lo scontro diretto da recuperare) e la Roma 9° è -5 punti e in striscia positiva. Con Verona e Lecce servono risposte prima degli scontri diretti e del ritorno della Conference.
Di
Marco Pecorini