E’ un fiume di dolore quello che circonda lo stadio Franchi. Sono più di duemila. Arrivati alla spicciolata. Con occhi arrossati e sguardi increduli. Ci sono gli ultrà della curva Fiesole ma c’è anche la mamma con la bambina per mano. Tutti per dare l’ultimo saluto a Davide Astori. Il Capitano. Un uomo buono. Così scrive La Gazzetta dello Sport. Un silenzio irreale accompagna questa triste domenica fiorentina. La tragedia di Udine è arrivata a sorpresa, come una coltellata al cuore. Ha attraversato la città grazie al tam-tam di radio e social network. In un attimo l’incredulità ha lasciato lo spazio a un dolore profondo. «Era uno di noi» racconta la gente comune.
Sempre pronto a partecipare ad eventi a scopo benefico. L’ultimo era stato pochi giorni fa. Sul palco con Davide c’era Leonardo Pieraccioni. Insieme hanno raccolto una montagna di soldi per una buona causa. Ma c’è chi lo racconta anche nei suoi blitz nei bar del centro. Con Vittoria, la sua bambina. Il suo angelo. Lui la divorava con gli occhi. Davanti all’ingresso autorità sono stati appesi alcuni striscioni. «Ciao capitano, per sempre con noi» firmato Gruppo 1926. Ma ci sono anche i «lenzuoli» del Marasma e del Gruppo Viesseux. Astori non era un campione ma era un leader. Sorridente. Spesso silenzioso. Ma, comunque, leader. Per questo era apprezzato. Lui non ha mai avuto problemi a confrontarsi con la parte calda della tifoseria. Davanti al bar Marisa hanno riempito una parete intera con fotografie di Davide, con sciarpe, con messaggi. Alcuni sono scritti dai bambini.
Calligrafia tremolante ma concetti chiari: «Sei un grande», «Ti voglio bene», «Non ti dimenticherò mai». «Era un uomo buono» ripetono in tanti, quasi con imbarazzo. Come se la sua dolcezza e il suo sorriso incantato fossero una rarità in un mondo come il calcio. Lentamente la gente si sposta verso il centro Sportivo. La squadra è appena atterrata a Peretola. Fuori dall’aeroporto c’erano due-trecento tifosi. Ma le autorità hanno permesso al pullman della Fiorentina di andare a raccogliere la squadra sotto bordo. I giocatori sono usciti dal parcheggio raccogliendo un grande applauso. La tragedia di Davide ha colpito tutto il mondo del pallone. Tanti applausi accompagnano l’ingresso del pullman della squadra all’interno del centro sportivo. Poi, di nuovo silenzio.
Davanti all’ingresso della maratona sono appesi altri disegni. Un bambino, Alessio, ha disegnato Astori vestito da Superman: «Eri il mio eroe». Spuntano anche una sciarpa del Cagliari e persino una del Napoli. E dire che Davide, quattro anni fa scelse la Fiorentina rinunciando a un’offerta, migliore dal punto di vista economico, della società partenopea. Ma Astori ha toccato il cuore di tutti quelli che amano il calcio. Perché era un ottimo difensore. E soprattutto perché era un uomo leale, generoso. Davanti alla curva Fiesole si parla di iniziative per ricordare il Capitano. Qualcosa si farà. Però serve l’idea giusta. In tanti si augurano che la famiglia Della Valle dedichi magari a Davide il nuovo stadio e intanto ordini il ritiro della maglia numero 13. Un numero che Astori non aveva scelto a caso. Era la divisa amata da Alessandro Nesta, il campione che è sempre stato il suo punto di riferimento. Firenze si scopre di colpo più povera. Ha perso un grande giocatore e un amico. Che aveva capito la città perché era stato capace di ascoltarla. E di guardala con i suoi occhi buoni.
Di
Redazione LaViola.it