Il suggerimento era di utilizzare di più la tecnologia, ma qualche mese dopo è rimasto tutto invariato. In attesa del ‘Challenge’ per le squadre
Aumentare la visione del VAR sul campo, «specie nei casi controversi che rientrano nell’ambito del protocollo internazionale». Il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina, in piena sinergia con il designatore arbitrale di Serie A Nicola Rizzoli, lo aveva ribadito (era il 13 febbraio) prima che il lockdown e la pandemia scombinassero l’ordine delle cose, trasferendo ai direttori di gara questa indicazione ben precisa. Che, effettivamente, fu presa piuttosto alla lettera, almeno prima dello stop (restando a guardare in casa Fiorentina, nella partita con la Samp, successiva a questa data, Irrati, andò in un paio di occasioni all’OFR, la revisione sul campo, decretando poi due rigori). A scatenare le polemiche c’era stato prima il fallo da rigore di Lautaro Martinez su Toloi in Inter-Atalanta, quando lo stesso Rizzoli riconobbe «l’errore umano da parte del VAR», e poi la furia di Commisso quando, al termine di Juventus-Fiorentina, attaccò il direttore di gara Pasqua per i due rigori fischiati ai bianconeri. Il messaggio, forse, dovrà essere ribadito ancora una volta, scrive Il Corriere dello Sport – Stadio.
ASPETTANDO IL CHALLENGE. Quattro mesi dopo non è cambiato quasi niente. Per questo, forse, la possibilità anche nel calcio di sperimentare il “Challenge”, ovvero la chiamata all’On Field Review del VAR da parte delle squadre potrebbe diventare una soluzione dagli esiti affatto trascurabili. Che poi è quanto il patron viola va augurandosi ormai da tempo. Gravina ha già dato la sua disponibilità a sperimentare il Challenge nel nostro campionato.
FABBRI DISORIENTA. L’ennesima goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata quella di Fabbri, il fischietto dell’Olimpico di sabato sera. Nel mirino è finita la cattiva gestione dei cartellini – Radu e Parolo avrebbe meritato il secondo giallo, mentre Bastos avrebbe potuto essere sanzionato anche con un rosso diretto – oltre alla decisione di indicare il dischetto per il fallo di Dragowski su Caicedo. L’attaccante è stato scaltro abbastanza per andarsi a cercare il contatto con il portiere della Fiorentina: questo dettaglio è evidente scorrendo in slow motion le sequenze del contatto. Le parole dello stesso direttore di gara «L’ha preso, l’ha preso», di fatto, hanno messo fuori causa il VAR (Mazzoleni) che si è trovato di fronte ad una valutazione netta da parte del collega sul campo. Forse, si sarebbe potuto “sussurrare” – come per altro accaduto in un Inter-Juve (28 aprile 2018) diretta da Orsato, con Valeri al VAR, suggerimento allora inascoltato – una diversa interpretazione, ma alla luce dell’ostentata sicurezza mostrata da subito dall’arbitro, probabilmente, sarebbe stato inutile pure quello.
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Redazione LaViola.it