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Le domande che emergono dopo Verona. Non ci sono vedove di Sottil e Ikoné, ma a questo punto…

Palladino - Fiorentina

Dal sistema di gioco a un vice Kean che non c’è. Gli esterni se ne sono andati, ma si continua a utilizzarne di adattati

Il giorno dopo il tracollo di Verona la sensazione prevalente è quella della confusione. In campo e non solo. Momenti e scelte gestiti con poca lucidità che poi hanno portato a un secondo tempo di basso profilo, vuoto, senza qualità. L’incidente occorso a Moise Kean ha di fatto tolto qualsiasi possibilità offensiva alla Fiorentina, ma anche prima dell’infortunio del centravanti la squadra di Palladino si è resa pericolosa pochissime volte. In realtà una soltanto, col colpo di testa in avvio di partita dello stesso Kean.

Tanti i dubbi e le domande che rimangono in testa dopo una partita così. Proviamo a raccontarli per punti.

Il sistema di gioco. Solo numeri, amano ripetere gli allenatori. Conta come viene interpretato dai calciatori. Vero, eppure a volte i numeri raccontano qualcosa. Il 4-2-3-1 di partenza visto al ‘Bentegodi’ è figlio di equilibri passati che la Fiorentina non ha più. Perso Bove, quel sistema di gioco ha palesato grandi difficoltà. Folorunsho – pur utile e prezioso – non fa gli stessi movimenti del centrocampista romano. Oggettivamente difficile replicare certi meccanismi.

Esterni. Premessa. Non ci sono vedove di Sottil e nemmeno di Ikoné. Ma se l’idea era quella di continuare con gli esterni, forse valeva la pena tenere due interpreti del ruolo. Certo, con i loro limiti. Ma Folorunsho e Zaniolo non hanno la gamba e lo strappo per giocare in quella posizione. Zaniolo non sembra nemmeno brillantissimo fisicamente. Ma è stato fatto giocare da prima punta e poi da ala pura. Forse un po’ più dentro il campo potrebbe esprimersi meglio.

Fagioli. Come mai non gioca titolare nella mediana a due e si insiste su Caltadi-Mandragora? L’ex Lazio fisicamente è crollato dopo mesi ben fatti. Ma adesso è lontanissimo parente di quello di inizio stagione. L’assenza di Adli è pesantissima da digerire, ma si ipotizzava che l’ex Juve potesse sostituirlo.

Pongracic. Il problema all’occhio di Ranieri ha costretto Palladino a un cambio in difesa. Dentro Pablo Marí, con Pongracic rimasto in panchina. Il centrale croato non riesce ad avere continuità. Al contrario dello spagnolo è specialista della linea a quattro, quella che in quel momento aveva la Fiorentina in difesa. Tutto lasciava presagire al suo ingresso. Serviva un piede mancino accanto a Comuzzo? Ci sono tante coppie di centrali in Europa formate da due destri…

Caprini. Discorso che sposta poco, ma che contribuisce a spiegare il pensiero. Raccontato come vice Kean, quando è entrato è andato a fare l’esterno di centrocampo, anche piuttosto guardingo. Tanto che nell’azione che decide la partita si ritrova a mezza strada ed è complice (suo malgrado) di una lettura sbagliata al pari di altri compagni.

Vice Kean. Non si è capito bene se la scelta sia stata della società o del tecnico, ma si fatica in Europa a trovare squadre con un solo attaccante. Moise fin qui ha fatto i miracoli, è andato oltre le aspettative. Ma il girone di ritorno è sempre più complesso. Arrivano le squalifiche. Purtroppo anche gli infortuni. La stanchezza aumenta con il passare delle partite. E oggi la Fiorentina si ritrova senza punte. E’ successo col Como. Succederà col Lecce.

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