Lo sapevano tutti, alla vigilia, che la gara con il Palermo sarebbe stata delicata. Una tappa fondamentale per avvicinarsi al sesto posto, ma anche partita contro una squadra che si sarebbe chiusa interamente dietro la linea del pallone. “Soffriamo sempre contro le squadre che si chiudono”, aveva avvertito Sousa. E di riprove ce n’erano state a volontà durante la stagione. Eppure, nessuno ha saputo trovare rimedio. In primis Sousa, così come i giocatori.
Scelte di formazione discutibili, manovra lenta, poca convinzione. Sousa ha denunciato la scarsa determinazione dei suoi a fine partita, ma i campanelli d’allarme alla vigilia c’erano tutti. Perché non cambiare qualcosa nello stile di gioco? Perché non cercare di allargare magari la difesa avversaria? Bortoluzzi ha imbrigliato Sousa così come avevano fatto per ampi tratti anche i suoi ‘colleghi’ delle piccole di Serie A: spazi chiusi, ripartenze veloci e via. Aleesami e Rispoli domenica sembravano Bale, imprendibili in campo aperto. E la Fiorentina ha prodotto solo 4 tiri nello specchio, con Fulignati che si è sporcato seriamente i guanti solo su Babacar a fine primo tempo. E parliamo di una squadra, quella rosanero, che non vinceva da 11 gare, che aveva perso 8 volte nelle ultime 10, prendendo 31 gol. Che solo 3 volte in campionato era riuscita a non subire reti. Problemi che non sono usciti solo al Barbera, ma ormai cronici per la Fiorentina. E soprattutto per un modo di giocare che ha limiti evidenti.
Perché vanno bene (si fa per dire) gli alti e bassi, le intrinseche problematiche di rapporti e situazioni dello spogliatoio ed extra campo. Ma facendo qualche punto in più con le piccole la Fiorentina sarebbe stata ampiamente in Europa. Nonostante tutto.
I numeri parlano chiaro: nove partite giocate dai viola contro le ultime cinque della classe, Pescara, Palermo, Crotone, Empoli e Genoa. Contro il Pescara, la Fiorentina vinse in rimonta con doppietta di Tello e gol-vittoria al 95′ (il ritorno si giocherà il 28 maggio al Franchi). Contro il Palermo, sconfitta domenica al Barbera, mentre all’andata la vittoria arrivò solo con il guizzo di Babacar al 93′ (2-1). Contro il Crotone, pari 1-1 al Franchi (con gol di Astori all’85’ che ha evitato il ko) e 1-0 sofferto in Calabria con gol di Kalinic al 90′. Contro l’Empoli, unica larga vittoria 4-0 all’andata, e clamoroso ko 2-1 al Franchi due settimane fa. Contro il Genoa, sconfitta 1-0 a Marassi (nella gara prima rinviata per nubifragio e poi ripresa) e pari 3-3 in casa, con i viola che erano avanti 3-1 e si sono fatti incredibilmente riprendere da una squadra a picco (il Grifone in quel periodo perse 8 volte in 10 gare).
Insomma, l’unica vittoria ‘agevole’ contro le piccole è stata contro l’Empoli in trasferta. E in 9 partite, i numeri sono impietosi: appena 14 punti sui 27 a disposizione, per una media di soli 1,55 punti a gara contro le ultime cinque. Sempre con le stesse difficoltà, quasi mai con la capacità di cambiare registro di gioco o trovare alternative. Stessi problemi c’erano anche l’anno scorso, e pure con Montella, anche se negli anni scorsi qualche rimedio contro squadre che si chiudevano in 11 dietro al pallone era stato trovato.
Da Montella a Sousa, stessa filosofia di gioco di base. Che ora andrà cambiata: la rivoluzione annunciata per l’estate, dovrà riguardare non solo i giocatori ma anche le caratteristiche del gruppo. E di stile di gioco. Guardare più al concreto e meno al bello, che poi spesso porta a prove sterili o a giro palla lento e soporifero. Già Corvino ammise la volontà di cambiare qualche mese fa, a partire dalla fase difensiva e finendo a tutta la struttura di gioco della nuova Fiorentina. Una filosofia che porta a controllare il gioco, ma anche a difendere spesso uomo contro uomo nelle ripartenze: 47 gol subiti in 34 partite, 9° difesa del campionato ed in linea con quelle di Udinese e Bologna. Non certo qualcosa di confortante.
Di Francesco, Pioli o chi per loro: l’intento è cambiare anche la filosofia della nuova Fiorentina. I punti persi con le piccole hanno segnato il cammino viola, senza riuscire mai a trovare soluzioni; inaccettabile, soprattutto, assistere a prestazioni come quelle di Palermo.
Di
Marco Pecorini