Editoriali
Le alte ambizioni e il risveglio del campo. Serve la mano di Pioli in tutti i reparti
Società e tecnico non si sono tirati indietro nel voler alzare l’asticella. Ma la strada per una buona Fiorentina è ancora lunga
Non sono i due punti in tre partite. Non è la sconfitta contro il Napoli campione d’Italia che pare designata (quasi) unica per lo scudetto. Non sono i pareggi a Cagliari e a Torino, campi che saranno quanto meno ostici per molti. Sono le prestazioni della Fiorentina sul campo che hanno fatto suonare i primi campanelli d’allarme in casa viola. Niente disfattismi, sia chiaro, così come non è certo tutto da buttare dopo 5 partite e a metà settembre. Ma il cambio di passo serve ora, al più presto. Nella testa (leggasi approccio alle partite), soprattutto nella capacità tecnica e tattica di affrontare gli avversari, di coprire il campo, di rendersi pericolosi e di riuscire a limitare le avanzate altrui.
NIENTE PARTENZA FORTE. Tutti si aspettavano una Fiorentina molto più avanti a questo punto. Ha cambiato allenatore, è vero, ma ha preso un tecnico esperto come Pioli, che già conosce benissimo la piazza e l’ambiente. Si è scelto di continuare nel solco del modulo utilizzato da Palladino, il 3-5-2, variando solo qualche posizione tra trequarti e attacco. È cambiata la filosofia di gioco rispetto all’ex Monza, è evidente, ma va ricordato come questa squadra, almeno nel gruppo dei titolari, stia lavorando insieme di fatto da due mesi. Da inizio ritiro. Mai era successo, tra impegni per le Nazionali e mercati spesso concretizzaisi in ritardo, che ci fosse una squadra così pronta a metà luglio. Era un vantaggio da sfruttare. “Vogliamo partire subito forte”, era il mantra ripetuto dal Viola Park, memori anche dell’inizio della passata stagione che aveva fatto perdere subito punti importanti in campionato (oltre ad un playoff di Conference passato ai rigori). Invece, al di là dei risultati, sul campo è andata una Fiorentina troppo indietro rispetto alle aspettative. Raramente consapevole di cosa voler fare. Sia in attacco che in difesa.
IN TUTTI I REPARTI. Non è tutto da buttare, si diceva. In riferimento all’idea con cui è stata costruita la squadra, del ciclo tecnico appena partito. Ma nelle tre partite di campionato c’è poco da salvare. De Gea ci ha messo tante volte delle pezze importanti per limitare le iniziative avversarie, perché la difesa si è ripetuta in amnesie e letture deficitarie (oltre che in difficoltà nell’iniziare la manovra). Si dovrebbe parlare anzi di fase difensiva, perché il centrocampo, oltre a fare una fatica tremenda ad organizzare azioni di gioco, fa anche poco filtro. Le distanze non sono insomma quelle giuste: con il Napoli tante volte c’è stata una voragine dalla linea difensiva al fronte d’attacco. E poi davanti. Una squadra pensata per giocare con due punte vere, magari anche con un trequartista, con due esterni che spingono e un centrocampo di qualità e inserimenti, non può essere così abulica di idee là davanti. Sono i due gol segnati in tre partite di campionato, ma anche i pochi tiri nello specchio a preoccupare.
LA MANO DELL’ALLENATORE. Serve, insomma, che mister Pioli ci metta del suo. Può farlo, assolutamente. Ed è chiamato a farlo. Perché la rosa non sarà di primissimo livello, ma è migliorata rispetto allo scorso anno. Sono stati inseriti giocatori importanti, sono stati soprattutto tenuti tutti i migliori. Numericamente la rosa è completa, ha tante possibili soluzioni di gioco. Ci sono delle scommesse da vincere, giocate in condivisione tra dirigenti e allenatore. Ma Pioli è stato scelto per dare qualcosa in più rispetto a chi c’era prima. Per tirare fuori il meglio dai giocatori. Con un gioco più propositivo, un tipo di calcio che possa dominare le partite invece che subirle. Un atteggiamento più verticale. Ma di tutto questo si è visto poco finora. Serve tempo, è evidente, ma il calcio non aspetta e i primi mugugni già si registrano. Anche se la Fiesole ha accompagnato l’1-3 di sabato sera con applausi di sostegno a fine partita. Questa sarà una settimana importante, di lavoro finalmente tutti insieme prima di ripresentarsi domenica prossima al Franchi contro il Como. Da capire se potrà recuperare Gudmundsson, ma la sensazione è che è difficile tener ancora fuori un Fazzini apparso più volte pimpante. Caratteristica che è mancata a diversi suoi compagni. Magari può essere anche la partita di Nicolussi Caviglia, che può finalmente sganciare anche Fagioli qualche metro più avanti. Pioli di sabato scorso si è tenuto la capacità di essere squadra, di non ‘sbracare’ mai nonostante il passivo pesante. Il provare a tornare clamorosamente in partita nel finale. Ha ragione, si riparta da lì. Ma anche da un atteggiamento diverso nell’approccio, in un mordente e in un’intensità diversi rispetto a quanto visto nelle prime partite. La sfida a Nico Paz e compagni, squadra che vive di entusiasmo e brama di rientrare nel gruppetto per l’Europa, sarà già una prima svolta di questo inizio di stagione. In un senso o nell’altro.
