Mentre Ianis Hagi illumina Moena, anche se il tenore degli avversari non è certo degno di grande nota, la situazione Nikola Kalinic continua a tener banco nei pensieri di Pantaleo Corvino e della società gigliata. Col senno di poi, ripensandoci bene, mandarlo in Cina a Gennaio sarebbe stata la cosa migliore per tutti. Il calciatore croato si sarebbe ricoperto di soldi, la Fiorentina avrebbe preso poco più di 40 milioni di euro, e Pantaleo Corvino avrebbe potuto lavorare all’acquisto del sostituto con ampio vantaggio temporale.
Ed infatti, la Fiorentina, a quella partenza non aveva fatto poi più di tanta resistenza. Ma predominante fu la decisione di Kalinic di restare nel calcio che conta. Non c’era modo di sostituirlo per una stagione che ancora non era compromessa tra coppe e campionato, la piazza sarebbe insorta, e Sousa avrebbe probabilmente perso la trebisonda nel doversi affidare a Babacar per tutto il resto dell’annata. La tacita promessa di esser lasciato libero a fine anno, in cambio ovviamente di una adeguata ricompensa economica in favore della Fiorentina, c’è stata. Ma nessuno poteva immaginarsi la portata economica della nuova proprietà cinese del Milan che da tempo seguiva il croato. Di pour parler tra l’entourage di Kalinic ed il Milan ce ne sono stati tanti, e retrodatabili ad ormai diverse settimane fa. Ma la vera destinazione gradita dal croato era la Bundesliga dove doveva approdare Sousa col quale era legatissimo. Salvo poi rimanere col cerino in mano vista la mancata chiamata per il portoghese da parte dei gialloneri tedeschi. Da lì una situazione che si è incartata. Il Milan ha iniziato a capire di poter ambire ad obiettivi più importanti, e l’offerta fatta alla Fiorentina per una pedina considerata solo come quarta scelta non ha soddisfatto minimamente Corvino. Che dal canto suo sapeva della volontà di Nikola di lasciare Firenze per strappare l’ultimo contratto importante della sua carriera e la volontà di misurarsi in contesti più ambiziosi. Ma non poteva certo immaginarsi di trovarsi di fronte ad un uomo disposto a tutto pur di lasciare la Fiorentina. Non è, tuttavia, un caso esploso tutto d’improvviso. Si poteva prevedere. E questa situazione rischia di imprigionare anche la Fiorentina.
Mentre Bernardeschi alla Juventus è un’operazione che si farà, l’autogol comunicativo e comportamentale di Kalinic mette tutto in discussione. Anche perché così rimane imprigionato il calciatore, dato che la valutazione fatta da Corvino è decisamente differente rispetto a quella del Milan, la Fiorentina, che senza quei soldi non può operare sull’attaccante in entrata, Pioli che al momento non può lavorare altro che con Babacar, e lo stesso senegalese. Simeone, così facendo, si sta infatti allontanando. Inutile andare a prendere il Cholito se Kalinic non parte. Identico discorso con Babacar. Inutile farlo partire per prendere Simeone e metterlo in dualismo con Kalinic. Perché nell’ottica di Pioli Kalinic è comunque una pedina fondamentale (nel caso in cui resti ovviamente). Insomma, una situazione che proprio non ci voleva. Tra oggi e lunedì Kalinic è atteso di nuovo a Moena. Al momento su di lui tutto tace. L’entourage continua a cercargli disperatamente squadra altrove. Ma le offerte scarseggiano. O meglio non esistono del calibro di quella che è la valutazione che ne fa la Fiorentina. Che non vuole assolutamente svenderlo. Né tantomeno piegarsi eccessivamente alla volontà del calciatore.
Un vero e proprio autogol l’uscita mediatica di Kalinic che ha provocato deprezzamento del cartellino e di ingaggio. Con la situazione che si è venuta a creare, infatti, anche chi eventualmente potrebbe pensare di avvicinarsi a Kalinic non lo farebbe certo con una valigia carica di milioni vista la volontà del giocatore di andar via e la rottura in vista con la società. Intanto Eysseric ormai c’è. Magra consolazione per una vicenda che ancora è tutta in divenire. Con tutte le conseguenze del caso. E l’ipotesi che Kalinic sia costretto a restare a Firenze, ad oggi, è in grande risalita. Previa richiesta di scuse. Al club, ma soprattutto alla tifoseria viola.
Di
Gianluca Bigiotti