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Laudrup e la contestazione a Firenze: “Scene spaventose. Contro di noi mazze e oggetti”

Brian Laudrup

Il danese ricorda l’accesa contestazione che la squadra viola subì nella stagione 1993, che accompagnò la retrocessione della squadra in Serie B

In un’intervista al Daily Mail, parlando della contestazione subita nel weekend dal Celtic, l’ex viola Laudrup ha ricordato la sua esperienza con situazioni simili a Firenze: “Capisco la delusione, ma certe azioni non possono essere giustificate. In Italia però ho vissuto scene spaventose. Ben peggiori di quanto si è visto a Parkhead domenica. È quello che può accadere quando le aspettative sono alte e vengono disattese”.

CONTESTAZIONE VIOLA.A Firenze le cose passarono da essere molto buone a molto negative nello spazio di quattro mesi. E la rabbia crebbe enormemente. La Fiorentina aveva vinto due volte lo scudetto, ma nell’estate del 1992 il proprietario Mario Cecchi Gori ci disse che era l’ora di diventare i nuovi re della Serie A. E la gente in questa bellissima città cominciò a crederci. Io ed Effemberg eravamo arrivati dal Bayern Monaco. E c’era anche un certo Gabriel Omar Batistuta. Era una buona squadra

A inizio gennaio del 1993 eravamo secondi in classifica ed arrivammo a giocare contro l’Atalanta. Perdemmo. Il figlio del proprietario (Vittorio Cecchi Gori, ndr) entrò nello spogliatoio e licenziò l’allenatore davanti alla squadra. Fu un disastro. Arrivò un altro allenatore e poi un altro e un altro ancora. Quando le cose cominciarono ad andare male, eravamo contestati allo stadio. I tifosi potevano venire agli allenamenti e ci tiravano pomodori e uova.

Una volta tornando a casa da una trasferta capii che i giocatori più anziani del gruppo erano preoccupati per quello che sarebbe potuto succedere al nostro arrivo allo stadio. Inizialmente tutto sembrava tranquillo, poi centinaia di persone uscirono dalle macchine, dai bar e dalle strade laterali. Iniziarono ad urlarci contro, lanciando oggetti contro l’autobus. La polizia dovette prelevare Effenberg per metterlo al sicuro.

A fine stagione tutto precipitò con la retrocessione. Incredibile davvero. Allo stadio c’era un parcheggio sotterraneo e cominciarono a circolare voci secondo cui i tifosi ci stavano aspettando all’uscita. Il consiglio che ci dettero era di salire sul pullman della squadra per essere portati fuori Firenze, dove ci avrebbero poi preso i nostri familiari. Mio padre mi disse che avrebbe guidato e che io sarei potuto entrare nel bagagliaio. Sono salito e siamo usciti. C’erano scene davvero frenetiche: persone con mazze da baseball, macchine in fiamme, polizia in tenuta antisommossa. Spaventoso. Siamo tornati a casa e subito dopo ho lasciato il club”.

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