Il dato dei 4 successi nelle ultime 19 partite di campionato, a cavallo tra la scorsa stagione e quella corrente, fotografa al meglio un periodo che, per la Fiorentina, si può definire non particolarmente roseo, parlando in maniera eufemistica. All’incirca da Gennaio scorso infatti, la squadra sembra aver perso progressivamente dapprima le energie, complici due sessioni di mercato estiva ed invernale che hanno lasciato lacune soprattutto difensive, poi le motivazioni, apparentemente assenti nelle ultime due partite che la Viola ha giocato a Torino sponda granata e fra le mura amiche contro l’Atalanta. Questi, gli ultimi due atti di uno spettacolo tutt’altro che entusiasmante che hanno iniziato a creare malcontento nella tifoseria e che, soprattutto, hanno inaugurato quello stadio della discussione, fuori e dentro la società, in cui impazza la ricerca del colpevole. Proprio in quest’ambito hanno iniziato a rincorrersi da qualche giorno problemi che si ripresentano ciclicamente come l’inadeguatezza dello sforzo economico della società e la non-condivisione delle scelte dell’allenatore, insieme a nuove questioni come la mancanza di condizione fisica e di quella spinta agonistica, la classica “fame”, che dovrebbe contraddistinguere le prestazioni in campo di tutti i calciatori, soprattutto dei cosiddetti senatori che, al contrario, in questo inizio di stagione, hanno sfornato performance ben al di sotto delle aspettative. Probabilmente, la situazione attuale della Fiorentina, sia come squadra che come società, è il prodotto di tutte queste problematiche messe insieme, per cui nessuna è da escludere e, altrettanto, nessuna può risolvere il tutto se risolta singolarmente.
Soffermandosi solamente su quello che un tifoso può vedere e discutere, ovvero il gioco della squadra, è impossibile non accorgersi di come sia diventato prevedibile e scontato. Gli avversari scendono in campo come se si aspettassero delle mosse già prestabilite e che, dunque, riescono ad arginare senza troppa fatica. Questa è l’impressione che dà la Fiorentina, ad oggi, vedendola giocare. La squadra vive di possesso palla inconcludente, non crea, non tira, non segna. Almeno non abbastanza da riflettere i valori della rosa, che non sarà da scudetto ma può fare certamente molto meglio.
Sembra la cronaca di una tragedia, ma non tutto è da buttare via, non tutto fa parte del lato negativo. Anzi, sono proprio le positività che fanno riflettere, una su tutte la fase difensiva: la Fiorentina, difatti, ha la terza difesa del campionato e, soprattutto in casa, appare quasi imperforabile. In conclusione, con un occhio attento, si può notare come la squadra sia migliorata dove ha subito più cambiamenti con l’ovvia conseguenza che i reparti dove, al contrario, le facce sono sempre le stesse, stanno diventando prevedibili e prigionieri di un immutato stile di gioco da un anno a questa parte. La difesa, appunto, con gli innesti di Salcedo, Milic e, più defilato, Olivera ha ritrovato sostanza. Ma la fase difensiva non è soltanto appannaggio dei difensori di ruolo, ma anche di quegli interpreti del centrocampo con attitudini difensive: qui l’indiziato è Sanchez che può essere definito, fino ad ora, il migliore. In questa atmosfera di prevedibilità, l’unica cosa che funziona è proprio quella che, nel contempo, rappresenta anche la novità tattica di Sousa, ovvero un centrocampo che ha abbandonato la coppia tecnica Vecino-Badelj per far spazio ad un altro duetto, stavolta complementare, composto da una parte più tecnica, sempre lo stesso Badelj, e Sanchez, interditore di sostanza e grinta, con il risultato che la difesa ha maggiore protezione.
La fase difensiva quindi, non è il nocciolo della questione. Di riflesso, è quella offensiva che non rende. Per lo stesso ragionamento fatto per la difensiva, anche la fase offensiva non si può ridurre ai soli attaccanti di ruolo, Kalinic e Babacar. È vero che sono le punte quelle che hanno il compito di finalizzare ma, nel complesso della fase offensiva, rientra anche quel reparto che crea i presupposti affinché gli attaccanti siano prolifici, ovvero le corsie esterne. Se fosse solo un problema ristretto alle punte, basterebbe cambiare i loro compiti o il loro numero in campo per risolvere la questione. Così non è: è stato imputato a Sousa il fatto di fossilizzarsi sull’utilizzo di un’unica punta ma quando ne ha inserite due, Baba-Kalinic contro l’Atalanta per esempio, la confusione più che diradarsi è raddoppiata. Considerando poi che, opinione di tutti, Babacar sia migliorato per atteggiamento e risposte tattiche e che Kalinic sia uno dei pochi che ha mantenuto l’intensità dei giorni migliori, il bandolo della matassa non è da individuare neanche sugli attaccanti, bensì su chi li innesca.
Le corsie esterne sono diventate il vero cruccio di questa Fiorentina, il bersaglio su cui puntare per dare una spiegazione almeno ai problemi del campo che, come detto, non sono soli. L’ipotesi è confermata dall’uso che Sousa fa delle proprie ali: è indiscusso come, secondo l’ottica del Portoghese, gli esterni del centrocampo a 5, debbano percorrere tutta la fascia ed essere pronti a trovarsi indistintamente sul fondo, come a protezione dei tre difensori all’interno di una stessa azione. Non c’è niente di male a chiedere questo tipo di sforzo ai propri giocatori ma è anche improbabile avere una resa immediata ed efficace da calciatori che, in quelle posizioni di campo, sono perennemente fuori ruolo. Per fare qualche esempio, sembra che sia una vita che Bernardeschi lotti per tornare a ricoprire la posizione di esterno d’attacco dopo più di un anno di gavetta sulla fascia come tuttofare e Milic ha pregi difensivi ma chiedergli di fare tutta la fascia e assistere le punte è inconcepibile. Al contrario, Tello e Olivera hanno il problema inverso di saper attaccare per natura ma non saper difendere allo stesso livello. Tutti giocatori che non incidono perché, o in un lato del campo o in entrambi, non si trovano a loro agio. A loro Sousa chiede più di tutti gli altri di legare la difesa all’attacco e proprio i loro scarsi risultati sono la causa per cui il ben difendere non coincide con il ben attaccare. Se a tutto ciò è coniugata una condizione fisica tutt’altro che brillante, il risultato è quello di “godersi” esterni che non saltano mai l’uomo, che non creano mai superiorità, che crossano sul fondo e che, quindi, rovinano la fase d’attacco.
Individuato il problema, è il turno della ricerca delle soluzioni, ma questo rappresenta già uno sconfinamento delle competenze del tifoso.
In conclusione, la Fiorentina ha bisogno di una forte ventata di novità, impellente in quei reparti in cui è improbabile la messa a punto di giocatori fuori ruolo. Tutto ciò non significa arrivare a grandi rivoluzioni come alcune ipotesi suggeriscono, l’esonero immediato di Sousa o il rimpiazzo di gran parte dei titolari nel mercato del Gennaio prossimo. Novità può voler dire anche riadattare ogni giocatore nel suo ruolo così che si possa esprimere al meglio, magari bloccando i terzini in una difesa a quattro e alzando gli esterni in un tridente?
Forse sì, forse no, in ogni caso SEMPRE FORZA VIOLA.
Di
Redazione LaViola.it