L’Arabia Saudita vuole attrarre top player e club per la candidatura al Mondiale 2030
Come scrive Tuttosport, sottovalutare il tentativo saudita di diventare uno dei poli più importanti del calcio planetario è, quantomeno, ingenuo. La candidatura al Mondiale del 2030 ha trasformato l’Arabia Saudita in un competitor molto più temibile di quanto, fino a poco tempo fa, ci si sarebbe immaginato. E già, perché a Riad, prima che altrove, hanno capito che in futuro il pianeta avrà sempre meno bisogno del petrolio saudita. Ed è per questa ragione che sulla scia di quanto successo in Qatar, si è deciso di concentrare i propri sforzi sullo sport in grado di condizionare gli umori dei tifosi dalla terra del fuoco allo stretto di Bering, dall’Alaska all’Oceania. A differenza di Doha, però, Riad non è interessata a migliorare la propria immagine agli occhi del mondo occidentale. L’obiettivo è quello di creare qualcosa di duraturo. Ed è per questa ragione che il “no” di Lionel Messi è stato incassato come un uppercut in pieno mento perché potrebbe indurre altri campioni a prendere la stessa strada.
La reazione saudita, però, è stata immediata. Non a caso a Riad hanno pensato bene di cogliere al balzo il fallimento della Superlega cavalcando l’insoddisfazione dei top team del vecchio continente che credono che il merito conti fino a un certo punto. La cosiddetta Saudi Champions, per il momento, non è null’altro che una minaccia, più o meno velata, rivolta nei confronti della Uefa che non ne ha voluto sapere di ascoltare le ragioni di alcuni dei club più importanti del vecchio continente che avevano e hanno come obiettivo principale quello di riformare il calcio europeo. Un progetto che in condizioni normali sarebbe destinato a morire in tempi brevi, ma che potrebbe acquisire forza nel caso in cui Juventus e Barcellona dovessero, per i propri guai giudiziari, essere escluse dalle competizioni europee. Se così fosse, l’effetto domino potrebbe essere devastante.

Di
Redazione LaViola.it