La riflessione di Foco sulle motivazioni dell’attuale momento della Fiorentina
La sosta ci ha restituito una Fiorentina decisamente diversa da quello che speravamo. È difficile affermare che qualcosa funzioni attualmente nella squadra di mister Italiano e le ragioni di questo possono essere sicuramente molteplici, ma io, per passione e interesse reale, vorrei concentrarmi sul campo. Le ultime partite prima di quella maledetta sosta per il Mondiale avevano fatto sperare in un’inversione di rotta dopo una prima parte di campionato in cui i problemi si erano mangiati ogni cosa buona. Tre vittorie consecutive e una sconfitta a Milano, arrivata immeritatamente dopo la migliore prestazione dell’anno, sembravano poter essere l’inizio di un viatico diverso per la Fiorentina. Invece la pausa sembra essersi portata via ogni miglioramento, lasciando in cambio confusione e una condizione psicofisica a dir poco deficitaria.
Ma cosa è successo da novembre ad oggi? Per me uno dei motivi di questo calo riguarda strettamente Amrabat. Il marocchino, infatti, per me era il vero segreto dei miglioramenti pre-Mondiale della squadra. O meglio, lo era la sua straripante forma fisica. Il cambiamento di gioco avvenuto in seguito alla sconfitta in casa con l’Inter ha investito Sofyan non solo dei compiti rottura e pulizia dei palloni ma anche della responsabilità di mantere costanti le distanze, sopperendo con la sua corsa agli spostamenti dei suoi colleghi di reparto. L’aggressione del secondo mediano e lo spostamento dell’interno dietro la punta erano movimenti che potevano avvenire senza eccessive dilatazioni del reparto perché Amrabat andava preventivamente a chiudere gli spazi. E quando questi spazi rimanevano aperti, riusciva comunque a rincorrere l’avversario che scappava. In Qatar Amrabat ha dato fondo alle sue energie fisiche e mentali e la Fiorentina si è ritrovata un giocatore scarico, non più in grado di sopperire alle imperfezioni della squadra.
La partita contro il Torino è stata ferocemente dimostrativa in questo senso, soprattutto nel primo tempo, quando i granata, pur senza fare cose straordinarie, potevano contare sui corridoi permessi dalle distanze enormi tenute dalla squadra viola in mezzo al campo sin dalla costruzione dell’azione. La mancanza in rosa di altri veri centrocampisti centrali ha reso la situazione ancora più difficile, visto il passaggio ormai deciso al 4-2-3-1. Quindi, la prima vera differenza da novembre è che il centrocampo non funziona più. E senza il centrocampo anche l’attacco, che un paio di mesi fa sembrava cominciare ad ingranare, è tornato alle difficoltà di inizio stagione. Con le distanze andate a peripatetiche, infatti, c’è uno sviluppo di gioco più casuale, con meno velocità nel giro palla, cosa che obbliga le ali e il trequartista ad un eccessiva gestione del pallone. Gestione non proprio nelle corde dei giocatori che abbiamo nei ruoli. Giocatori che prima del maledetto Qatar stavano iniziando a sfruttare il gioco senza palla e, quindi, a rendere, incidendo e permettendo di incidere anche ai nostri poveri centravanti.
Ovviamente lo sfaldamento del centrocampo ha avuto ripercussioni anche sulla difesa, esposta più che mai, ma sulla difesa io vorrei spendere due parole su di un giocatore che secondo me è molto più importante di quello che si pensa: Martinez Quarta. Io ritengo che Quarta sia stato di gran lunga il miglior difensore dell’intera Serie A nel girone di andata. E un giocatore insostituibile per questa Fiorentina. Al punto che metto la sua mancanza quasi allo stesso livello della cattiva forma di Amrabat. I motivi che me lo fanno credere insostenibile sono principalmente due: capacità di lettura e tecnica. L’argentino, infatti, oltre ad essere un giocatore difficilmente superabile direttamente, possiede l’inestimabile talento di saper intuire i passaggi avversari e, quindi di intervenire prima che la palla raggiunga il suo uomo. Una capacità che per una squadra non in grado di fare decentemente filtro a centrocampo è semplicemente vitale. Inoltre Quarta ha una tecnica di calcio che gli permette di lanciare lungo con precisione, evitando, quindi, quella conduzione del pallone dalla difesa che in questo momento non beneficia di un centrocampo in grado di coprirla.
Quarta e Amrabat, quindi, erano i due pilastri principali di una squadra che sulle loro caratteristiche basava il cambiamento di pelle tattico che stava portando avanti. Due giocatori capaci di puntellare un gioco non perfetto ma che grazie alla loro presenza stava acquistando un senso e una buona produttività. Due giocatori non sostituibili nelle caratteristiche che per motivi diversi sono mancati in un momento in cui c’era un bisogno feroce di continuità.
E senza di loro? Senza di loro o della loro miglior forma io vedo difficile una continuazione del 4-2-3-1 senza che ci siano difficoltà pesanti. Una soluzione d’emergenza potrebbe essere un ritorno in pianta stabile al 4-3-3, a patto, però, di una diversa concezione della partita. Una ricerca di maggiore verticalità e del ribaltamento di fronte invece che della gestione del pallone. Una Fiorentina più Sarriana, che avrebbe però bisogno di un centravanti in grado di andare ad aggredire la profondità. Per una soluzione del genere, allo stato attuale, non riesco a vedere altri nel ruolo che Nico Gonzalez, a patto di convincere l’argentino a correre meno con la palla e più negli spazi.
Di
Foco