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L’altra semifinale: il Chelsea e una coppa “che non può non vincere”. Il Djurgarden senza portieri

Maresca carica i suoi, con i big a Stoccolma ma possibile turnover per la Champions in Premier. Tra gli ostacoli c’è il campo svedese

La coppa che il Chelsea non può non vincere è arrivata alla resa dei conti, scrive La Gazzetta dello Sport sull’altra semifinale di Conference League. I Blues stasera giocano a Stoccolma, sul campo artificiale del Djurgarden, l’andata della semifinale di quella Conference League in cui da tutto l’anno sono favoriti, quel trofeo che è una sorta di obiettivo minimo ma che ora va conquistato, col rischio anche di togliere energie alla complicata volata Premier per un posto nella prossima Champions. «Dobbiamo fare un passo alla volta: siamo in semifinale e giochiamo per arrivare in finale – ha raccontato Enzo Maresca -. Una volta lì, se ci arriveremo, proveremo a vincere la coppa, che per me a livello personale è un titolo importante».

STORIA. Lo sarebbe anche per il Chelsea, che gioca la sua prima semifinale europea dal 2021 e che tornerebbe a vincere un trofeo dopo il Mondiale per club vinto nel dicembre di quello stesso anno. «È una competizione europea, e per noi è una responsabilità perché vincendola daremmo a questo club l’opportunità di essere l’unica squadra del mondo ad aver vinto tutte le coppe», ha detto Maresca, riferendosi al fatto che i Blues sarebbero i primi ad aggiungere la Conference League a una bacheca che comprende già la Champions (2012 e 2021) e l’Europa League (2013 e 2019), le coppe nella versione terzo millennio. È per questo che nella squadra che ha portato in Svezia ci sono tutti i big, compresi Cole Palmer e Nicolas Jackson (ma non gli infortunati Christopher Nkunku e Robert Sanchez, o Romeo Lavia che è fuori dalla lista): il tecnico dovrà valutare quanto turnover fare, perché è vero che i Blues sulla carta sono superiori al Djurgarden anche con la squadra B, ma è anche vero che in questa semifinale di andata non ci possono essere passi falsi come successo nel ritorno dei quarti col Legia Varsavia, uscito vincitore da Stamford Bridge. Sullo sfondo però c’è la volata Champions, il piazzamento tra le prime 5 da inseguire nelle ultime 4 giornate di Premier.

MOMENTO COMPLICATO. Un problema in più potrebbe essere il terreno della 3Arena, una superficie artificiale duramente criticata nelle ultime settimane anche dagli stessi giocatori del Djurgarden, che nei quarti ha eliminato il Rapid Vienna, ribaltando al ritorno in Austria l’1-0 subito all’andata in casa. Ma il Djurgården si presenta allo storico appuntamento della semifinale di Conference League in condizioni tutt’altro che ideali. Per la sfida di andata, il tecnico finlandese Jani Honkavaara, 49 anni, qui da fine 2024, deve infatti rinunciare a cinque potenziali titolari: il portiere Säfqvist, 31 anni, fuori da metà marzo; l’esterno sloveno 24enne Zugelj e i centrocampisti Åslund (22 anni, fuori da un mese), il 23enne Fallenius e il finlandese Schüller. Particolarmente critica per la formazione svedese la situazione tra i pali: il titolare, il serbo Manojlovic, 29 anni, non è in lista Uefa e il suo sostituto, Rinne, è tornato ad allenarsi solo ieri dopo un’influenza, così come il centrale Danielson. In panchina il 19enne Croon.

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