Il tecnico ha scelto da settimane un undici base, ma ora è importante tutto il gruppo: da Terracciano a Zaniolo, nuove chance in arrivo
In principio fu Gudmundsson, insieme a Pongracic. Poi Cataldi, Adli, fino a Colpani, e ovviamente Bove. Quello di Gosens è l’ennesimo infortunio di una stagione non troppo fortunata da questo punto di vista per la Fiorentina. Chiaramente il caso di Edoardo è totalmente a parte e si è parlato ampiamente di quanto manchi dal punto di vista tecnico-tattico sul campo, di quanto abbia inciso la sua assenza nel momento in cui la squadra volava, di quanto affetto abbia ricevuto e stia ricevendo con la speranza di vederlo presto correre su un terreno di gioco. Ora lo stop del tedesco, proprio nel momento di maggior forma della stagione, nel periodo decisivo, è una tegola vera e propria su questo sprint finale.
LEADER FUORI. Se sarà ‘tegola’ o ‘tegolina’ si capirà con l’andare avanti dei giorni, perché il “protocollo conservativo” in corso per la “gestione dell’edema osseo del piatto tibiale” del ginocchio destro impone una valutazione giorno dopo giorno. Per ora non filtra particolare ottimismo su un recupero a brevissimo termine (leggasi prossime 2-3 partite), ma come ha spiegato il dt Ferrari si tratta di un problema che l’esterno già conosce e che già ha affrontato. Servirà pazienza e attenzione, ma d’altra parte c’è anche la determinazione di un giocatore che è molto più di un ‘semplice’ esterno. Perché è un trascinatore, un leader, un capitano senza fascia di questo gruppo. E da questo punto di vista, specie in partite in cui bisognerà alzare il livello di concentrazione e determinazione con squadre teoricamente inferiori, può mancare almeno quanto la sua spinta sulla fascia.
SCELTE CONTATE. Difficile insomma prevedere tempi esatti di recupero. Quel che pare intanto certo è che la Fiorentina affronterà le prossime partite ravvicinate con il solo Parisi sulla fascia sinistra. Uscito pure dolorante da San Siro, anche se le sue condizioni non preoccupano più di tanto. Ma resta l’unica scelta di ruolo su quella fascia, così come Dodo è un unicum a destra. Folorunsho è stato adattato nelle ultime sfide al posto di Parisi, ma l’impressione è che oltre ad un 3-5-2 che sembra collaudato con le ultime ottime uscite Palladino possa prevedere a breve anche a delle alternative tattiche (anche a gara in corso). Perché giocare quattro partite in dodici giorni con gli uomini contati (specie sulle fasce) non sarà facile.
SENZA SOSTITUTI. Un peccato, perché andare a toccare un assetto che pareva funzionare a meraviglia non è il massimo. Ma è comunque necessario, fermo restando quell’atteggiamento generale che non dovrà cambiare a prescindere dalla disposizione tattica. Però se già post mercato di gennaio si sapeva che Dodo non avrebbe avuto un’alternativa vera a destra, quella sulla corsia mancina è pura sfortuna, tanto più che la Fiorentina ha – lecitamente – dirottato Biraghi (che era ormai un separato in casa) verso Torino. Mentre davanti ormai da inizio stagione Kean è ‘costretto agli straordinari’, anche se la sensazione è che Zaniolo (in appoggio con Beltran e magari Gudmundsson) possa avere discreto minutaggio nel prossimo ciclo ravvicinato di incontri. Ma non sarà la stessa cosa, ovviamente, perché Moise è unico per caratteristiche, oltre che per rendimento.
RICAMBI. Insomma, ci sarà davvero bisogno di tutto il gruppo a partire dalla Slovenia, dove pure mancheranno Pablo Marì e Ndour perché fuori lista Uefa. Tornerà Comuzzo dietro, in mezzo Adli e Richardson si candidano per far rifiatare (anche a gara in corso) i tre titolari del momento, così come Folorunsho dovrebbe avere spazio. Già, ma in che ruolo? Prove in corso al Viola Park. E riflessioni che coinvolgono anche la porta, con Terracciano che dopo Atene potrebbe (e dovrebbe) tornare tra i pali sul campo del Celje, perché Palladino, che ha scelto De Gea per la gara di ritorno decisiva con i greci, ha ribadito la stima e la fiducia in Pietro. Se anche gli sloveni non devono essere sottovalutati, giusto ridare spazio ad un portiere che negli anni ha dimostrato di non essere quello dell’andata con il Panathinaikos.
LA NUOVA SFIDA. In campionato invece la Fiorentina si è mantenuta nel “gruppone Europa” dopo il poker di sfide di alto livello. Sette punti contro Napoli, Juve, Atalanta e Milan che hanno ridato entusiasmo dopo il periodo negativo e confermato il trend dei viola contro le grandi. Già detto e ribadito che ora la sfida sarà fare punti con le piccole, contro chi si chiude e vuole ripartire, contro chi si gioca la salvezza. Parma, Cagliari ed Empoli le prossime avversarie, poi anche Venezia e Udinese in mezzo agli ultimi scontri diretti con Roma e Bologna. Ma ad oggi, pur ottava, la Fiorentina può considerarsi in corsa non solo per Conference ed Europa League, ma anche per la Champions.
QUOTA CHAMPIONS. Chiaro che tanto dipenda dai viola, che devono rincorrere, e dalle prossime tre partite, che diranno se davvero la Fiorentina saprà fare la voce grossa con chi sulla carta è di livello inferiore. Poche tabelle, ma alcune constatazioni nei numeri. La squadra di Palladino ha 52 punti, -5 dal Bologna, -4 dalla Juve, -3 dalla Lazio, -2 dalla Roma. Volendo anche -6 da un’Atalanta che sembra la brutta copia di sé stessa. Negli ultimi 10 anni la quota Champions è quasi sempre stata sui 69-70 punti, tranne due volte (gli anni Covid) con anomalie a 78 punti e due volte con il 4° posto a 67 punti (2015/2016) e 64 punti (2014/2015, arrivò 4° la Fiorentina ma in Europa League). Con tanti scontri diretti da giocare nelle sette giornate rimanenti, diverse proiezioni confermano una 4° posizione aggredibile a quota 69-70 punti. Sulla carta, insomma, tutto possibile, anche se per i viola servirebbe una grande cavalcata finale (con la Conference nel mezzo) con un filotto con le piccole e punti da rosicchiare contro Bologna e Roma. Poi ci sarà il campo, a cominciare dal Parma. Prima però il Celje, perché se l’altro grande obiettivo è tornare in finale di Conference la Fiorentina non può permettersi distrazioni. E neanche di disperdere il carico di entusiasmo e autostima che ha accumulato nelle ultime settimane.
Di
Marco Pecorini