Tra tante incognite e tanti dubbi, Jack è tra le poche certezze di Italiano. Dall’addio amaro ai rossoneri ad imprescindibile per la Fiorentina
Sei anni non si possono dimenticare facilmente, specie se li hai vissuti con intensità e con dedizione per far ritornare ad alti livelli una ‘grande’ del calcio italiano che arrancava. Poi quell’addio, tra le lacrime in un San Siro vuoto, e l’arrivo a parametro zero alla Fiorentina. È una settimana certamente particolare per Giacomo Bonaventura, centrocampista che da leader viola sfiderà sabato al Franchi il Milan. Da jolly rossonero per anni, a leader di una Viola che vuole continuare a navigare in zona Europa. Magari invertendo il trend che contro le big, in stagione, ha visto la Fiorentina quasi sempre pagare dazio nonostante ottime prove.
ADDIO AMARO. “Potevo ancora dare tanto, ma il giocatore e l’uomo il Milan lo ha visto tutto. Mi dispiace non aver avuto lo stesso allenatore per tre o quattro anni, perché è una cosa che ti dà continuità nel lavoro. Invece, ogni nuovo tecnico sembra ti metta sotto esame. Ogni volta ricominci daccapo e questo ti fa perdere un sacco di tempo”, disse Bonaventura a Sportweek l’anno scorso. “Ho capito che le valutazioni su di me erano cambiate quando mi sono infortunato al ginocchio. Dovevo operarmi, stare fermo fino al termine della stagione e ricominciare con un solo anno di contratto davanti. Una società che ha fiducia in te, ti sottopone il rinnovo appena vede che hai ripreso l’attività. Nel mio caso non è successo. Ci sono state mezze parole, niente di più. Forse è cambiato lo stile Milan, ma ho avuto la sensazione che nei miei confronti non ci fosse la considerazione di cui godevo prima dell’infortunio”. Parole amare da parte di chi aveva dato tutto per quel Milan, e si sentì scaricato. Bonaventura ha vissuto gli anni più complicati dei rossoneri, tra la fine dell’era Berlusconi, mister Li e il passaggio al fondo Elliott. Stagioni in cui il Milan era arrivato al massimo al 5° posto. In sei anni 184 partite, 35 gol e 30 assist, con la Supercoppa Italiana vinta contro la Juve (con il gol dell’1-1 a Doha).
CERTEZZA. Fino a quelle lacrime di inizio agosto 2019, quando quel Milan di Pioli decise di non rinnovargli il contratto nonostante un finale da protagonista con 1 gol e 6 assist nelle ultime 12 gare post-lockdown: “Ho aspettato che uscissero tutti prima di restare qualche istante per conto mio e guardarmi intorno, ricordare. Mi sono inginocchiato. È stato un momento di intimità tra me e San Siro. Ho provato gratitudine per tutto quello che ho vissuto dentro quell’impianto. Giocare lì era il mio sogno di bambino. Averlo fatto per sei anni col Milan è stato fantastico”. Sabato lo scenario sarà il Franchi, ma di fronte Bonaventura avrà tanti ex compagni. Lo scorso anno alle prime da ex perse entrambe le volte, 2-0 a San Siro e 3-2 in casa. Ora è pronto ad iniziare una settimana speciale. Anche perché in mezzo a tante incognite per Italiano, tra le squalifiche di Milenkovic e Quarta, l’infortunio di Nastasic, la situazione di Gonzalez e i rientri dei vari Nazionali (da Pulgar a Torreira, passando per Amrabat, Vlahovic e gli altri), proprio Bonaventura rappresenta una delle poche certezze per l’allenatore.
LEADER. Un giocatore fin qui imprescindibile per Italiano. Undici volte su dodici è partito titolare in campionato, l’unica volta che ha iniziato in panchina per rifiatare è entrato comunque dopo 12′ della ripresa (contro la Lazio). Ma l’allenatore mal volentieri rinuncia al suo Jack, giocatore in grado di dare qualità in mezzo al campo e inserimenti in zona offensiva. Un gol e 4 assist in questo avvio di campionato per Bonaventura, ma in generale un ruolo di leader per questa Fiorentina che sta cercando di cambiare strada. Il percorso di crescita passerà dal Milan, ultima delle big da affrontare nel girone di andata. Dopo l’amarezza di Torino c’è voglia di rialzarsi e confermarsi in zona Europa.
Di
Marco Pecorini