Editoriali
La seconda parte di stagione inizia con il piede giusto. A Torino i viola si confermano sempre più sicuri in difesa, ma centrocampo e attacco rimangono da rivedere…
Per la Fiorentina era importante passare il turno in Coppa Italia. Il reparto arretrato e il 25 viola le uniche certezze, per tutto il resto Pioli e la società, sul mercato, devono ancora lavorare molto
La seconda parte di stagione della Fiorentina inizia nel migliore dei modi, con la vittoria a Torino e la conquista della qualificazione ai quarti di finale di Coppa Italia. A questo bisogna aggiungere una grande prestazione di Federico Chiesa, condita finalmente dai gol.
DIFESA. La gara contro i granata ha confermato la sicurezza della difesa della Fiorentina, sempre più impenetrabile . È vero che Milenkovic e Biraghi (quest’ultimo non al meglio della condizione fisica) non hanno giocato una delle loro migliori partite, ma la coppia centrale formata da Pezzella e Vitor Hugo continua ad essere una garanzia. Precisione ed efficacia ad altissimi livelli.
DIFFICOLTÀ. Le note negative, purtroppo, sono arrivate ancora una volta dal gioco, da un centrocampo che spesso ha girato a vuoto e da un attacco che ha bisogno di concretezza a dosi massicce.
La Fiorentina è una squadra che spesso, durante le partite, non riesce a giocare nella giusta maniera soprattutto senza palla. Molti giocatori, in particolare i centrocampisti, non riescono a mantenere la posizione, non riescono ad avere quegli automatismi nel sapere quando uscire o entrare sull’avversario. Gli uomini viola mostrano difficoltà a giocare tra le linee e negli spazi.
Per Pioli Edimilson e Veretout possono giocare assieme perché entrambi si possono alternare nel ruolo di mediano e mezzala. Ma anche contro i granata proprio il francese si è ritrovato spesso a fare il mediano perché lo svizzero non manteneva la posizione. Questo non dovrebbe accadere. Forse, allora, sarebbe meglio schierare uno ‘scolastico’ Norgaard, che garantirebbe maggiore semplicità e il mantenimento della propria posizione, lasciando così campo libero a Veretout di attaccare la metà campo avversaria.
A fine gara il tecnico viola ha sottolineato che la Fiorentina è in cerca di un centrocampista migliore dei sei a disposizione, che possa far cambiare volto a tutta la squadra. Saltato Obiang (ma siamo sicuri che rispondesse ai requisiti indicati da Pioli?), Corvino è al lavoro per riuscire a coprire questo prezioso tassello del mosaico che l’allenatore viola sta costruendo.
ATTACCO. Poi c’è l’attacco. Muriel è un giocatore che può aiutare la Fiorentina ma non è certo la soluzione di tutti i problemi. Mirallas a Torino è partito dall’inizio ma non ha inciso, e soprattutto non ha segnato. Si potrebbe fare lo stesso discorso per Muriel, ma il colombiano era alla prima partita in viola e quindi con tutte le attenuanti a suo favore. Di Chiesa abbiamo già detto che è il ‘fenomeno’ della squadra e se riesce a dare continuità anche ai gol lo diventerà ancor di più.
Infine c’è il capitolo Cholito Simeone. Pioli lo aveva spedito in panchina per Muriel ma nella ripresa, quando chiamato in causa, è entrato con lo spirito e l’atteggiamento giusto. Vero, ha sbaglio il gol in contropiede per l’1-0 viola, ma lui ci comunque ha creduto e non ha mollato fino alla fine, quando Chiesa ha ripreso il pallone e gonfiato la rete.
L’impressione che quello di Simeone sia più un problema psicologico e mentale piuttosto che tattico o tecnico. Toccherà al tecnico viola toccare le corde giuste per recuperarlo, anche se la Fiorentina non ha nascosto di voler cercare anche un’altra punta. Intanto Pjaca, nonostante Corvino ripeta che non andrà via a gennaio, interessa sempre più ai turchi del Besiktas, che potrebbero girare Babel ai viola.
Chissà che questo non possa essere di maggior stimolo a fare bene per Simeone oppure, nel caso di un nuovo attaccante, chiudere in anticipo la sua avventura a Firenze.