Editoriali

La scossa Prandelli e la voglia di rialzare la testa. Col rifiuto del pensiero che sia un altro anno da buttare e l’esigenza di sapere cosa valga questa rosa

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Con Prandelli ci saranno diversi cambiamenti tattici. C’è il rifiuto del pensiero che sia un altro anno da buttare ma soprattutto l’esigenza di capire cosa valga davvero questa rosa

Il piattume e il non gioco espresso dalla Fiorentina di questo avvio di stagione ha portato alla necessità di cambiare rotta. Non solo per i risultati, non disastrosi ma comunque al di sotto delle aspettative, ma soprattutto per la mancata piena espressione del potenziale che chi ha allestito questa rosa vede in essa.

SCOSSA. Non è bastato legittimare agli occhi dello spogliatoio confermare più e più volte Iachini. Non è stato sufficiente il modo in cui l’ex tecnico viola ha provato a cambiare le cose in campo. La squadra non ha dato risposte confortanti, né dal punto di vista dei risultati, tantomeno dal punto di vista del gioco. La scossa era, dunque, inevitabile. E con Prandelli, non l’ultimo degli inesperti ma neanche il primo degli innovatori, molti torneranno ad essere impiegati nel loro ruolo. Che non è poco, visto che Iachini, col passare dei mesi, ha sempre preferito adattare i propri calciatori al proprio credo tattico piuttosto che adattare sé stesso alle caratteristiche dei propri calciatori.

RIALZARE LA TESTA. Doveva, deve e dovrà rialzare la testa questa Fiorentina. Troppo brutte alcune ultime prestazioni. Sia di squadra che dei singoli. Con l’idea diffusa che in tanti siano andati sotto-rendimento in questa prima parte di stagione. Dalle punte, quasi mi servite o impiegate in contesti tattici non consoni, allo snaturamento di un calciatore come Amrabat, passando per chi ha sempre dispensato giocate e assist come Ribery e Bonaventura che ultimamente non sapevano cosa fare con la palla tra i piedi per assenza quasi totale di trame offensive. E Prandelli, lo dice il suo curriculum, sa come mandare in gol le sue punte.

NON UN ALTRO ANNO BUTTATO. Pradè, nel giorno della presentazione di Prandelli, ha manifestato un evidente rifiuto del pensiero che (anche) questo possa essere un anno buttato. Di tempo per raddrizzare la rotta ce ne sarebbe ancora molto. Ma non tanto per scalare la classifica a suon di vittorie ed arrivare a lottare per la Champions. Non passerà dal non gioco al calcio spumeggiante, o da partite intere senza tirare al vincere di goleada ogni domenica la Fiorentina con l’avvicendamento Iachini-Prandelli. L’obiettivo, però, è chiaro: arrivare al termine di questo campionato e capire cosa, realmente, valga questa rosa.

CHI, COME E COSA VALE. Non è arrivata la grande punta, ok. Non è arrivato il regista, altro ok. Ma non è neanche possibile che questa rosa valga prestazioni come quelle di Roma, Cesena o Parma, per non parlare di quella col Padova. Sia nella costruzione del gioco che nella finalizzazione, ma anche nella tenuta difensiva. Col cambio di rotta tattico e nella costruzione della manovra si potrà, infatti, capire se Vlahovic è un giocatore da tenere oppure da mandare a farsi le ossa, se Amrabat è davvero un crack o se è reduce da una singola annata in cui ha girato a mille in un contesto perfetto come era quel Verona. Passando per le tante potenzialità inespresse fin qui, da Kouame a Bonaventura passando per Pulgar. Senza dimenticare Callejon.  Tutte cose che, nel piattume evidenziato dall’ultima gestione Iachini, non sarebbero cambiate di tanto rispetto al nulla che si è visto. La scossa c’è stata, così come l’evidente volontà di valorizzare al meglio il parco calciatori viola. Ora toccherà ai calciatori dimostrare il loro valore.

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