Il 4-3-2-1 all’orizzonte? Palladino studia nuove mosse per sorprendere gli avversari
Fiorentina, ovvero l’arte della resilienza, della duttilità, dell’elasticità. Termini che seppur simili nella loro concezione, sono formati da sfumature differenti e ben riconoscibili. Con la vittoria a Como, la settima di fila in campionato, i viola hanno mandato un chiaro segnale a chi alberga insieme a loro nella parte altissima della classifica. “Non siamo qui per caso“. Vuoi un po’ di scaramanzia, vuoi l’ineluttabile storico al quale va il pensiero dei tifosi nei momenti di maggior successo, vuoi la sosta per le nazionali che porta con sé innumerevoli incognite. E invece, in mezzo a una gara che nel secondo tempo si era fatta di sofferenza pura dopo il vantaggio di Adli, ecco che spunta il piede di Moise Kean e allora “il naufragar m’è dolce in questo lago” (semi cit).
RESILIENZA, DUTTILITÀ, ELASTICITÀ. Ma tornando alle definizioni sopra. La Fiorentina è resiliente, ovvero capace di adattarsi specie di fronte alle avversità che si pongono davanti a lei. Ma è anche duttile, ovvero con la giusta attitudine a modificare la propria mentalità secondo le necessità del caso. E infine dotata di elasticità, ossia (secondo la fisica) capace di “deformarsi sotto l’azione di una forza esterna e di riacquisire, se le deformazioni non risultano eccessive, la sua forma originale al venir meno della causa sollecitante“. Spirito di adattamento, sacrificio nel ricoprire altre zone di campo originariamente non proprie, simbiosi tra i diversi componenti dello spogliatoio per un obiettivo comune.
GLI ESEMPI IN CAMPO. Ha detto Edoardo Bove, dopo il successo a Sinigaglia: “La duttilità è una grandissima qualità, soprattutto nel calcio moderno. Ci permette di mantenere il nostro stile di gioco e di adattarci all’avversario. Poi ognuno di noi ha caratteristiche differenti, e in base a quelle il mister decide chi schierare in campo“. Bove è l’esempio migliore: da interno di centrocampo a esterno d’attacco alto a sinistra. Oscilla spesso, anche nel corso della partita. Ma si è adattato anche Gosens, a sinistra nei quattro in difesa nonostante sia un quinto naturale con licenza di avventurarsi fino sul fondo. Si è adattato anche Colpani a destra nel tridente alle spalle di Kean, così come Beltran che da seconda punta agisce qualche metro dietro nella funzione di raccordo tra i due reparti. Ma sono soltanto esempi, ce ne sarebbero altri: come Adli, che quando uno dei due esterni di difesa decide di alzarsi, si abbassa sulla linea del reparto arretrato.
IL TERZO SISTEMA: IL 4-3-2-1? – Palladino, poi, sta facendo delle doti sopra elencate una delle sue qualità più spiccate. Dal 3-4-2-1 iniziale al 4-2-3-1 attuato dal secondo tempo con la Lazio. Col Como la modifica nel secondo tempo: “Abbiamo cambiato e dopo abbiamo fatto gol ma quella è fortuna (ridendo, ndr) – ha risposto pensando a quando si è messo a specchio di Fabregas – È importante avere due sistemi di gioco: la squadra può fare entrambi, si adatta, abbiamo i giocatori per farlo. Sto studiando anche un terzo sistema“. Appunto. Il terzo sistema. Quale sarà? Dopo il 3-4-2-1 e il 4-2-3-1, ecco che il tecnico potrebbe pensare al 4-3-2-1. In previsione del ritorno in campo di Gudmundsson, atteso nei prossimi giorni, Palladino sta studiando un’altra variante. La difesa dà grandi garanzie e ha trovato il giusto equilibrio. Ma dal centrocampo in avanti si può modellare ancora: magari tenendo la mediana con Cataldi regista insieme a Bove e Adli interni così da tenere la coppia formata da Gudmundsson e Colpani (o Beltran) alle spalle di Kean. Un sistema che permetterebbe di aggiungere maggiore imprevedibilità in fase offensiva, compattando il centrocampo e liberando a turno Gosens e Dodo così come accade in maniera alternata già adesso.
LO SPIRITO FA LA DIFFERENZA. Idee, spunti, riflessioni. Il tutto avvalorato da quelle caratteristiche in rosa differenti da un giocatore all’altro che consentono a Palladino di poter variare e ridisegnare lo schieramento a seconda degli avversari e dei momenti. Perché nel 4-3-2-1 ecco che in caso di necessità i due numeri finali si possano invertire e Gudmundsson diventare così il rifinitore di una coppia d’attacco formata da Kean e Beltran. Pensieri, soltanto pensieri. Ma con una squadra affiatata, intelligente e disposta al sacrificio come la Fiorentina ha mostrato di essere, arricchire e rinnovare non può far altro che accrescere la capacità di resilienza, duttilità ed elasticità del gruppo viola.
Di
Matteo Dovellini