Dopo Praga, ecco Atene: è una maledizione. La Fiorentina non ha giocato come avrebbe voluto e potuto. Decide un centravanti vero
La resa di Atene dopo quella di Praga. El Kaabi come Bowen un anno fa. Un deja vù con cui sarà dura convivere. Le lacrime dei giocatori, mentre i greci alzano la coppa, è la fotografia del dramma viola. Tre finali perse in due stagioni, un record beffardo e crudele che sa di maledizione ma che racconta anche i limiti della Fiorentina. Brava, certo, a restare aggrappata a ogni competizione, ma evidentemente incapace di portare a termine la missione. L’anno prossimo sarà ancora Conference, in una competizione rinnovata nella formula (si comincerà coi playoff d’agosto, girone unico a 36 squadre ed eliminazioni diretta) e nella quale ci sarà anche il Chelsea, scrive il Corriere Fiorentino.
RABBIA. Pensare al domani però è durissima. Ora c’è solo rabbia e sconforto. Per quello che poteva essere e non è stato. Per un triennio con Italiano che si chiude col fiele. Per l’ennesima beffa capitata a un popolo, quello viola, che anche stavolta aveva risposto alla grande, invadendo Atene nonostante il caro prezzi e le difficoltà logistiche. Allo stadio Santa Sofia però la Fiorentina non ha giocato come avrebbe voluto e potuto. Stretta nella morsa del pressing greco e forse dalla troppa pressione, la squadra ha creato solo nei primi minuti (quanto pesa l’errore di Bonaventura) poi per spegnersi in fretta. Nelle idee e nel ritmo. Nico, forse il più atteso in assoluto, ha deluso profondamente, ma in generale è stato l’intero attacco a combinare poco o nulla. L’Olympiacos, in una partita tutt’altro che bella, ci ha messo più ritmo ed energia. E non a caso ha segnato ai titoli di coda, con il suo bomber El Kaabi, capocannoniere di Conference (11 gol totali) e ora anche eroe della storia del club, che in 99 anni mai aveva vinto una coppa europea. E la Fiesole sfoga la rabbia contestando la squadra.
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Redazione LaViola.it