Rassegna Stampa

La Repubblica, l’analisi di Benedetto Ferrara: “Alla Fiorentina serve un nuovo Macia”

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Su La Repubblica Firenze l’editoriale di Benedetto Ferrara, che analizza il momento viola tra presente e futuro. Dal nuovo tecnico ad un nuovo dirigente, ripensando alla figura di Macia

Le sbavature citate da Iachini per cercare disperatamente una spiegazione ai tre gol di Palacio sono molto di più. Sono errori clamorosi nei movimenti difensivi che hanno permesso a un attaccante a un passo dai quaranta di ritrovare un giorno di gloria e alla Fiorentina di complicarsi inutilmente la vita in questa estenuante e avvilente corsa verso la salvezza. Inutile ricordare l’errore clamoroso di affidare a un reparto difensivo che non vede l’ora di cambiare aria le sorti di una squadra che ha bisogno del massimo della concentrazione per tirarsi fuori dai guai.
Sgomenta anche l’aver lasciato in panchina un giocatore, Martinez Quarta, che rappresenta l’unico punto fermo del futuro di un reparto che di sicurezze ne offre davvero poche. Quando poi il tecnico dice che la sua esclusione è dovuta al bisogno di assimilare i meccanismi della difesa, viene solo da aggiungere che se quelli sono i meccanismi allora meglio non assimilarli proprio, perché farebbero inorridire in qualsiasi scuola calcio. Ok, meglio non aggiungere altro, la corsa continua e allora teniamo duro, anche perché a questo punto ognuno è chiamato a fare il proprio dovere, qualsiasi sia il suo destino.
In questi giorni si confondono inevitabilmente ansia da lotta salvezza e curiosità per quello che dovrebbe essere il nuovo inizio. Oltre al rinnovo del contratto di Vlahovic, ovvero il punto fermo (speriamo) del futuro prossimo, tiene banco il nome per la panchina che verrà. Tutto ciò è inevitabile, anche perché il tifoso, oltre a tribolare, ha anche bisogno di un orizzonte luminoso che gli scaldi in cuore dopo questi lunghi anni di buio e di delusioni. Dopo Gattuso e De Zerbi ecco che torna fuori il nome di Juric, tecnico già contattato e arrivato a un soffio dalla firma già la scorsa estate, quando poi Rocco Commisso decise di confermare Iachini alla guida per un’altra stagione antipatica, inutile e senza gioia. Juric è un tipo tosto, un seguace del calcio di Gasperini e soprattutto un uomo che da tempo convive con una società che gli vende ogni volta mezza squadra costringendolo a ricominciare da zero. Un buon allenamento per un tecnico che ha tempra e soprattutto sa costruire il gioco, cosa che a Firenze non vediamo da anni. Forse è anche quello che pretende meno dalla società, nel senso che non chiede chissà cosa per fare il suo lavoro. Né per l’ingaggio e nemmeno (beh, insomma) sul mercato. Un nome interessante, insomma, un allenatore che sa come costruire un gruppo, dargli una identità.
Tutto sarà più chiaro tra poche settimane, quando la fine di questa stagione aprirà davvero le porte sul futuro. La conferma dell’attuale dirigenza potrebbe anche non essere un dramma, sempre che vengano fatti passi in avanti decisi dal punto di vista dello scouting. Sarebbe importante, se non decisivo, l’arrivo di un dirigente che conosce a mena dito il calcio mondiale, trovando giocatori, sorprendendo con le sue scelte, facendo crescere il progetto squadra. Macìa in questo senso fu decisivo quando, insieme a Pradè, costruì la prima Fiorentina di Montella: bella vincente, europea. Al di là del nome è questo che serve per crescere, oltre che idee chiare, ambizione e forte compattezza tra società, tecnico e spogliatoio. Ma intanto c’è una classifica che ancora inquieta. E un allenatore che dice che c’è da lavorare sui meccanismi difensivi. A maggio. Farebbe sorridere se non facesse un po’ paura.
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