La quiete prima e dopo la tempesta. Da lunedì il via a due mesi di passione per la Fiorentina. Poi sarà futuro (di cui c’è un gran bisogno) dopo un altro anno di sofferenze
Pronti, attenti, via. Ultimo weekend ‘tranquillo’ prima dell’atto finale di un’altra stagione infernale per la Fiorentina. Dopo la vittoria sullo Spezia Joe Barone parlò così: “Ora è importate trovare la continuità”, era il 24 febbraio. Pochi giorni prima Commisso fu ancora più chiaro: “Ho parlato con i giocatori dicendo che è il momento di fare partite buone e vincere, vincere, vincere. Le prossime partite contro Sampdoria, Spezia e Udinese bisogna cercare di vincerle”. Oltre un mese più tardi, la Fiorentina non ha trovato né punti, né continuità. E si appresta ad affrontare le ultime dieci fatiche con Iachini in panchina al posto di Prandelli.
CROCEVIA. Da lunedì inizierà la marcia di avvicinamento alla gara col Genoa. Primo, e allo stesso tempo ennesimo, crocevia della stagione viola. Tocca a Iachini, ma soprattutto ai giocatori, tirar fuori la Fiorentina dai bassifondi della classifica ed evitare di sprofondare ancora. Il tempo per ri-tirarsi su inizia a scarseggiare. Il pallone, che già adesso scotta, potrebbe diventare nemico piuttosto che alleato in caso di ulteriori passi falsi e paure.
ALIBI. Con le dimissioni di Prandelli è venuto meno un altro alibi per i giocatori. Ora tocca a loro dimostrare di essere giocatori da Serie A. Almeno questo. Perché per essere giocatori da Fiorentina servono qualità umane e doti che molti hanno già dimostrato di non avere. Prandelli era il problema? Tocca ai giocatori dimostrarlo. E comunque vada, anche in caso di vittorie in serie, non cambierebbe niente. Anzi, a maggior ragione vorrebbe dire non aver tirato fuori qualità e potenzialità (che in realtà c’erano), e non aver dato il massimo sotto la guida Prandelli. Non essere stati, appunto, uomini da Fiorentina.
DUE MESI DI PASSIONE. Rispetto agli altri cambi di guida tecnica, stavolta c’è solo la speranza di intravedere un po’ di luce in fondo al tunnel. Non importa neanche più di tanto come e perché, e neppure con quali prospettive. L’unico bisogno vero è quello di chiudere in fretta quest’altra triste annata. Due mesi di vera passione, un calvario in cui la Fiorentina è artefice del proprio destino. C’è un margine di vantaggio ancora importante, oltre alla possibilità di giocarsi le sfide per mantenere la categoria senza dipendere da altri. Una quiete prima, ma anche dopo, la tempesta. Poi sarà il tempo della programmazione, quella parola che accompagnò quell’intervista di Commisso sopracitata:“Spero di tornare dall’America con la squadra in una posizione migliore in classifica per poi programmare la prossima stagione”. L’auspicio è uno solo: che questa stagione si concluda in fretta, senza disastri, e che serva alla neonata Fiorentina di Commisso per crescere. Annate come questa, piene di errori e paure, non devono ripetersi.
Di
Gianluca Bigiotti