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La qualità media della Fiorentina è bassissima. Le scommesse ad oggi sono tutte perdenti. Ma perché non provare a cambiare qualcosa?

Tante le difficoltà di una squadra con scarse proprietà tecniche. Perché Pioli non tenta di cambiare uomini o sistema di gioco?

La Fiorentina si approccia alla complicata trasferta contro il Sassuolo nel suo periodo più difficile. Nelle ultime sette partite i viola hanno racimolato la miseria di cinque punti, segnando quattro gol e subendone il doppio. La vittoria manca dal 30 settembre, l’ultimo gol di un attaccante addirittura dal 22 settembre, ovvero le reti di Pjaca e Chiesa nella gara interna con la SPAL. Come se non bastasse, l’ultima delusione è arrivata nella partita più sentita, quella contro la Juventus.

L’effetto Juve negli ultimi anni a Firenze aveva ridotto il gap tecnico che separa le due compagini: la spinta del Franchi e gli stimoli dei giocatori, extra motivati da un big match così importante per la città, portavano alla Fiorentina ottime prestazioni, anche se non sempre suffragate dai risultati. Sabato non si è verificato nemmeno quell’effetto. O meglio, i viola hanno approcciato bene alla gara, ma stavolta la differenza tra le due squadre è parsa abissale dopo pochi minuti dal fischio d’inizio.

La premessa è che questa Juventus, ahinoi, sembra ancor più forte delle sue ultime versioni ammazzacampionato. Ma la verità è che la Fiorentina arrivava alla partita piena di problemi. Le difficoltà di questa squadra sono sotto gli occhi di tutti, ma la prima che balza all’occhio è la mancanza di qualità e di idee di gioco. Vero che l’avversario era il più complicato del lotto, ma contro la Juventus la Fiorentina ha rinunciato presto al palleggio, perché si verificavano continui errori di precisione da parte di centrocampisti e giocatori adibiti alla costruzione dell’azione. Perciò, ogniqualvolta la Fiorentina recuperava palla, l’unica idea nella testa dei giocatori di Pioli era lanciare le punte in profondità, pregando che Simeone e soci riuscissero a cavarne qualcosa.

Si è sempre detto che il disordine offensivo della squadra viola fosse nella filosofia di gioco del tecnico gigliato. La costante ricerca della profondità altrettanto. Ma da mesi ormai la fase offensiva dei viola – perdonate la provocazione – pare avvicinarsi a quella di una squadra di terza categoria, che prova a sopperire alla bassa qualità media dei giocatori ricercando freneticamente palloni alti volti a scavalcare il centrocampo. Unica eccezione a questo canovaccio tattico? Il classico “palla a Chiesa e vediamo cosa inventa“.

D’altra parte, però, quando la Fiorentina prova a costruire azioni palla a terra si riscontrano continui errori di precisione, spesso anche banali. Il centrocampo gigliato è uno dei più poveri di qualità tecnica degli ultimi anni. Il suo compito sembra essere improntato più sulla riconquista del pallone perso che sulla costruzione del gioco. Neanche paragonabile alla mediana tutta qualità dei tempi di Montella, rispetto alla simile versione della passata stagione l’assenza di un regista come Milan Badelj (non Xavi…) si sente più che mai nella Fiorentina di oggi.

Gli uomini ci sono o non ci sono? Sicuramente, in panchina Pioli non ha a disposizione granché. Ma è innegabile che, nonostante la vittoria manchi da più di due mesi, finora il tecnico gigliato stia testardamente insistendo sugli stessi uomini, salvo qualche minima eccezione. Parliamo dell’idea di Gerson esterno alto, maturata per le grandi difficoltà mostrate da Pjaca. Il brasiliano aveva trovato difficoltà ad interpretare il ruolo di mezzala: spesso distratto in fase di copertura, si sono viste lacune anche quando è in possesso del pallone, visto che era solito perdere preziosi tempi di gioco per difendere o portare palla.

Da esterno si è visto qualcosa di meglio, soprattutto contro un avversario mediocre come il Bologna. Ma chi lo ha sostituito a centrocampo ha se possibile peggiorato la situazione del reparto. Edimilson è un giocatore da compitino. Un medioman che sbaglia poco ma non rischia mai. In un centrocampo ricco di qualità potrebbe anche far comodo, ma nella Fiorentina di oggi non fa altro che rallentare ulteriormente il ritmo già soporifero della squadra. Inoltre, con il suo innesto la Fiorentina ha perso la qualità del mancino di Gerson in impostazione, ovvero la nota più lieta mostrata sin qui dal brasiliano a Firenze.

La soluzione che in tanti si auspicano è provare Cristian Norgaard in cabina di regia e riportare Veretout nella posizione di mezzala. Il danese è ancora sconosciuto e non sappiamo quale potrebbe essere il suo apporto. Ciò che è evidente è che la manovra della Fiorentina ha bisogno di una scossa, e il gioco di una squadra inizia a centrocampo.

La diffidenza mostrata fin qui da Pioli nel cambiare uomini e sistema di gioco coinvolge però tutti i reparti. In virtù dell’equilibrio, Milenkovic continua a destreggiarsi nella posizione di terzino destro. Nonostante la Fiorentina fatichi enormemente a far piovere cross in mezzo all’area, Pioli di fatto rinuncia ad uno dei due esterni bassi, adottando la difesa a tre e mezzo di sousiana memoria e snaturando uno dei maggiori talenti nel roster gigliato. L’attenuante? I terzini destri di ruolo a disposizione si chiamano Laurini e Diks, non certo il meglio che il calcio mondiale può offrire. Tuttavia, viste le enormi difficoltà a segnare della squadra ci si chiede se valga la pena continuare a proporre un sistema di gioco che garantisce grande copertura ma toglie un uomo dalla fase offensiva.

Inoltre, il Biraghi visto nelle ultime uscite è in evidente calo, forse anche fisico. Arriva con minor frequenza al cross e spesso lo fa dalla trequarti, ovvero la zona meno pericolosa dalla quale far partire palloni per gli attaccanti. In panchina ci sarebbe un David Hancko che ha ben impressionato per tutto il precampionato e, soprattutto, negli unici 45′ in Serie A contro la Spal. Ma dello slovacco da allora nessuna traccia.

L’unico settore dove Pioli ha provato a cambiare qualcosa è l’attacco, sulla carta il settore più in crisi. Tolto l’inamovibile Chiesa, il tecnico gigliato ha alternato i vari Pjaca, Mirallas e appunto Gerson al fianco di Simeone. Nessuno ha convinto a pieno. Il Cholito, poi, è diventato un caso: non segna dal 19 settembre ed è evidente come la frustrazione per il gol che manca si rifletta nelle sue prestazioni. Sulla carta il sostituto doveva essere il giovanissimo Dusan Vlahovic, classe 2000 di belle speranze. In realtà, nelle ultime due uscite Pioli gli ha addirittura preferito il 35enne Thereau come subentrante.

Possibile che il serbo non sia ancora pronto per la Serie A? Certo. Ma se davvero è questo il motivo, com’è possibile che Pioli non abbia avvisato Corvino durante il mercato estivo? Com’è possibile ritrovarsi alla ricerca di un attaccante a sconto nel mercato di gennaio? Davvero difficile credere che nel ruolo di vice Simeone la Fiorentina si ritenesse soddisfatta con un 35enne pieno di problemi fisici ed un ragazzo evidentemente non giudicato all’altezza.

Intanto, è già ripartito il solito ritornello sulla necessità estrema di ritrovare i tre punti già a Sassuolo. Ma la verità è che questa squadra ha mostrato una qualità media davvero bassa e non sarà un’eventuale vittoria a nascondere questo fatto. La Fiorentina è una squadra costruita su scommesse che ad oggi sono quasi tutte perdenti.

Tuttavia, non ci si può rassegnare al dodicesimo posto in campionato, occorre reagire e cavare il meglio da ciò che si ha a disposizione. Poi arriveranno i giudizi sull’operato della società. Cambiare qualcosa nell’idea di gioco e negli uomini non risolverà magicamente il problema, ma quanto proposto fino ad oggi non sta funzionando come previsto. Ha senso continuare ostinatamente nella stessa direzione?

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