Le ultime prove negative e il rinnovo che resta una questione aperta: Federico deve tornare protagonista. Verona gli porta bene.
Era il 21 gennaio 2017. Faccia allegra, spensierata. La palla in verticale di Vecino, l’allungo in scivolata, il pallone ad incrociare sul secondo palo. E mani sul volto, quasi in lacrime, per il primo gol in Serie A. Federico Chiesa e il Bentegodi, ricordi speciali di quel Chievo-Fiorentina 0-3. Per un ragazzo che a 19 anni e tre mesi trovava la prima gioia in campionato con la maglia viola.
La settimana prima aveva esultato comunque, contro la Juve, su quel pallone tagliato di Badelj che però alla fine non toccò, spiazzando comunque Buffon per il 2-1 al Franchi. A referto il gol fu (giustamente) assegnato al croato, e allora Federico dovette aspettare proprio la sfida del Bentegodi per liberare tutta la propria gioia. Era il 95′ di quella partita, mentre al 51′ si era conquistato un rigore (fallo di Cacciatore) poi trasformato da Babacar per il raddoppio.
ALTRE GIOIE. Sempre al Bentegodi, a settembre 2017, Chiesa si era conquistato un altro penalty, stavolta in Hellas Verona-Fiorentina: al 10′ anticipò il portiere Nicolas in uscita, Thereau dal dischetto firmò il momentaneo raddoppio che chiuse di fatto la sfida, poi finita 0-5. Grandi esultanze al Bentegodi, poi, anche il 27 gennaio 2019: una partita complicata, con la Viola rimontata dallo 0-2 al 2-2 e in 10 dal 60′ per il rosso a Benassi. Ma Chiesa fu poi un vero trascinatore: prima una traversa in contropiede, poi due gol in fuga solitaria (il primo) e con inserimento vincente in area (il secondo).
(traversa e gol di Chiesa da 2′ 12” del video)
REAZIONE. Bei ricordi a Verona per Chiesa, che spera che proprio il Bentegodi possa segnare una ripartenza. Per sé stesso e per la Fiorentina. Domenica di fronte si troverà l’Hellas: dopo il primo gol in Nazionale, oltre a due assist e due pali, Federico deve tornare decisivo anche in maglia viola. Ultime prestazioni negative, qualche critica e la questione rinnovo che rimane in sospeso. Per allontanare tutto c’è solo un metodo: giocar bene, segnare e vincere. Incaponendosi meno con qualche individualismo di troppo, mettendosi al servizio della squadra. Magari riuscendo a dialogare, di nuovo, con Ribery, che domenica ritroverà in attacco. Componenti che, con una condizione fisica che sembra migliorata, possono consentire a Chiesa di reagire. La Fiorentina ha bisogno di lui. E viceversa.
Di
Marco Pecorini