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La notte di Bernardeschi: dalla Fiorentina a ‘mago’ di Champions. E la lezione di Sousa…

La Gazzetta, che gli dà 8 in pagella, celebra l’ex viola, ieri decisivo nella rimonta della Juve contro l’Atletico Madrid.

C’era un ragazzo che amava il rock, i cani e i tatuaggi e che sognava di giocare in Champions, per questo non ha esitato a lasciare la sua zona di comfort fiorentina, dove era considerato un re, per mettersi alla prova in mezzo a tanti campioni bianconeri. «Io non ho paura», aveva confidato agli amici nei giorni turbolenti dell’estate 2017, quella del trasferimento alla Juventus, quando si prese anche insulti pesanti dai tifosi viola. Fede non ne ha avuta neppure nella serata più importante, non gli tremavano né i polsi né le gambe, aveva addosso la frenesia di chi sa che certi treni non ripassano, unita però alla lucidità di chi in un anno e mezzo a casa di Madama ha imparato a comportarsi e parlare da senatore. Così La Gazzetta dello Sport celebra la notte di Federico Bernardeschi.

DAL WANDA ALLO STADIUM. Bernardeschi aveva capito a Madrid che niente era ancora perduto. Nello spogliatoio ammutolito dopo la sconfitta, era stato lui a prendere la parola, invitando i compagni a non mollare. Allo Stadium ha disegnato col sinistro il cross per la zuccata dell’1-0 di Cristiano Ronaldo e poi con una caparbietà ai limiti dell’irreale è entrato in area a una manciata di minuti dalla fine e si è procurato il rigore del 3-0 bianconero.

LA LEZIONE DI SOUSA. Bernardeschi con l’Atletico ha fatto quello che riesce solo ai grandi giocatori: ha alzato il livello nella sfida decisiva, dando un senso alle scelte di Massimiliano Allegri. Il tecnico ha voluto lui e non Dybala per completare il tridente: oltre all’assist e al rigore, anche una punizione calciata bene ma alta e una rovesciata, tutto nel primo tempo. Fede si è reso conto subito che nel mondo bianconero servono meno ghirigori e più sostanza; si è preso più di una sgridata, anche pubblica, del tecnico per qualche pallone giocato con sufficienza ma ha imparato in fretta la lezione. A Valencia, quando Ronaldo era a terra e in lacrime dopo l’espulsione, Bernardeschi lo rincuorò urlandogli «Sei il numero uno». Con Cristiano condivide la stessa filosofia di vita: «Investi ogni minuto su te stesso», gli disse Paulo Sousa ai tempi della fiorentina. Messaggio ricevuto e applicato. Il ragazzo che sognava la Champions a Torino è diventato un trascinatore e non s’accontenta: quella coppa vuole vincerla.

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