Il quotidiano torna sul bellissimo gol realizzato dai viola a Torino contro i granata. Scambio di alta qualità
Fred Astaire che solleva Ginger Rogers giganteggiando nel tip-tap. John Travolta e Uma Thurman che twistano in Pulp Fiction. Ryan Gosling ed Emma Stone nel duetto di La La Land con la notte di Los Angeles a fare da scenario. La scelta del paragone dipende dall’età. Ma quando Frank e Jack venerdì sera si son messi a danzare sul limitare dell’area di rigore granata, palla a te, poi palla a me, ancora a te, ditemi voi se poi quel gol che ne é scaturito non appartiene all’arte del ballo oltre che all’estetica del Calcio? Sì, Franck Ribery e Jack Bonaventura. La grazia coniugata all’avventura del pallone. L’armonia che si fa calcio, come già era successo nel passato con quei calciatori che incantavano con giocate mutuate dall’arte della danza. Lo scrive La Nazione.
Era così negli anni ’50, quando il sambeiro Julinho incontrò il tanguero Montuori. E insieme diedero vita a una sinfonia calcistica che non aveva rivali. Nella Milonga del «Franchi» che allora si chiamava Comunale, uno partiva a destra sulla fascia, l’altro dalla parte opposta scivolava verso il centro e il pallone era come lo sguardo che si scambiano gli innamorati nelle balere di tutto il mondo. Roba che fulminava. Football bailado. Anche Picchio De Siti e Claudio Merlo a loro modo erano una formidabile coppa di ballerini in mezzo al centrocampo viola. Uno dirigeva l’orchestra col 10 sulle spalle, l’altro era la fuga e la vertigine, il violino solista che detta la melodia. De Sisti e Merlo, ballerini anni ’70 come Don Lurio e Delia Scala, fantasia popolare.
Anche Dunga e Baggio a loro modo in campo danzavano
Una coppia atipica, certo, ma con compiti ben definiti dal coreografo Bruno Giorgi: «Te che sei un aspirapalloni recupera la sfera – diceva a Dunga – poi dalla sempre a Baggio. Che al volteggio e all’arabesque ci pensa lui». Il gol al Sochaux e mille altre azioni d’attacco di quella Fiorentina nacquero così. Bei ricordi. Com’è bello ricordare il modo di danzare in campo di Giancarlo Antognoni e Daniel Bertoni. Antognoni, il Nureyev di Marsciano, il Nižinskij che incantava la Russia celebrato poi in musica da Battiato, di certo per eleganza il più luminoso ballerino che mai abbia volteggiato in campo con i colori viola. E poi Bertoni, un altro tanguero come Montuori, fenomeno assoluto dell’improvvisazione caratterizzata dall’eleganza e dalla passionalità.
Come Pepito Avellaneda, Ovidio Bianquet «El Cachafaz», Carlos Gavido, i grandi interpreti del ruolo a Baires, anche Daniel rimandava l’idea che «il tango è un pensiero triste che si balla», eppure in quei passi a due con Antognoni ciò che restituivano a noi tifosi sugli spalti era l’idea dell’armonia, la leggerezza travolgente del talento, la prepotenza solare del bello. Anche Rui Costa ed Edmundo nel loro breve tempo insieme consegnarono passi a due di clamorosa bellezza. Non si amavano reciprocamente, questo no, ma anche Fred Astaire e Ginger Rogers si detestavano senza preoccuparsi di nasconderlo. Una volta durante la prove Fred fece ripetere la scena ben 47 volte a Ginger, arrivando a farle sanguinare i piedi perché non era soddisfatto delle sue prestazioni. Solo che quando il sipario si apriva, come per magia spuntava il sorriso e non c’era niente che sgualcisse il ritmo.
I gol di «O Animal» con il Parma e con l’Udinese e quello del portoghese a Empoli hanno suppergiù la stessa storia
Già, i gol che concludono i passi di danza. Anche la discesa di Montolivo a Novara e il colpo al volo di Jovetic, con quest’ultimo che poi mima la play station, appartiene alla categoria e, seppur anomala, c’è la metrica della danza nella fuga di Cuadrado con la Juventus al «Franchi» e poi il colpo per il 4-2 finale di Pepito Rossi, un altro dieu de la danse come Baryshnikov e Vladimir Vasiliev. Di certo c’è l’armonia prepotente della breaking dance nel colpo di Batistuta col Milan in finale di Supercoppa: grand rond de jambe a Maldini, volteggio in aria, «o dov’è la palla?» sembra chiedersi Baresi, non avendo il tempo di capirlo se non quando questa era già in rete per il colpo feroce del 9 viola. Direte: ma quel gol non è frutto di un passo a due. Vero. Ma Batistuta era così tanto che bastava a se stesso per ballare da solo. Vien voglia di piangere al ricordo.
Di
Redazione LaViola.it