Su La Nazione si parla di Comune e Fiorentina, due rette parallele che rischiano di non incontrarsi. Toni accesi e il Franchi in ballo
Il problema non è semplice, anzi, fino ad ora è insoluto: fare incontrare due rette parallele. Partono una a fianco all’altra, e così possono continuare all’infinito. Se poi si guardano in cagnesco, e invece di sussurrare parole dolci ringhiano pure, beh, non arriveranno neppure a sfiorarsi. Tradotto in fiorentino: per una combinazione di amorosi dissensi, la città e la sua squadra da tempo non viaggiano sulla stessa monorotaia, ma su binari paralleli. Col sindaco Nardella partito sparato per riqualificare il Franchi, ma con i viola imbronciati in disparte. Così scrive La Nazione.
A FIRENZE O NO. Come se nello stadio rinnovato, lo stadio della Fiorentina, potessimo ipotizzare che non si gioca a calcio, che non ci gioca la squadra viola, appunto, ma che sta lì per due concerti all’anno e una partita del cuore. E’ chiaro che il Comune sta cercando di forzare per evitare l’ipotesi Campi, e perché comunque l’impianto va manutenuto e rimodernato: di soldi bisogna spenderne, tanto vale spenderli bene. Ma è altrettanto evidente che se Commisso la prende così male, alla fine l’impianto resta dov’è, ancora più bello, mentre la Fiorentina non si sa dove vada a finire. A Empoli? Intendiamoci, è legittimo che il Patron possa pensare: fatemi mettere i soldi, poi faccio quello che mi pare. In America funziona così. E infatti funziona. Qui purtroppo, Presidente, non va così, e in effetti quasi sempre va peggio.
UN SUSSURRO. Se però Lei si arrabbia e di fatto manda a quel paese Sindaco e Presidente della Regione, la quota di ragione della società può scivolare sul terreno minato del torto. Il Franchi è uno stadio di calcio, sarà pure un monumento, ma ci si può giocare a pallone e basta. Va tutelato e rimesso in ordine. Il Franchi è lo stadio costruito per la Fiorentina, della Fiorentina. In America li costruiscono e li abbattono come tende da campeggio, qui (purtroppo) no. Quindi, se non vogliamo che le rette restino parallele, il Comune tenda una mano, ma lei, Presidente, si armi di italica pazienza. E furbizia. Provi con un sussurro, vedrà che funziona meglio delle grida.
Di
Redazione LaViola.it