Rassegna Stampa
La miglior Fiorentina, poi intimorita. Decide Kalinic, sfortuna Ilicic
Più realista che sognatrice, proprio come aveva detto Sousa alla vigilia. Per uscire dalle pieghe di una classifica vischiosa la Viola riparte così: ribellandosi a un anonimo autunno di mediocrità, ma non alle sue contraddizioni. Per un tempo forse la miglior Fiorentina dell’anno, di sicuro una delle migliori, e però incapace nella ripresa di allontanare un dubbio non da poco: quanto era stato decisivo l’aiuto dato da un Bologna in versione handicap? In dieci per un’ora abbondante: le colpe di una partita già faticosa prima dell’uscita per infortunio di Verdi e dell’inferiorità numerica dovevano essere espiate dalla squadra di Donadoni con una salita impercorribile. E invece l’incapacità della Fiorentina di dare il morso definitivo all’avversaria e alla partita ha trasformato il secondo tempo in un paradosso: la pigra gestione dei viola, andati vicini ad assestare il colpo del 2-0 solo con Cristoforo nel finale, non ha partorito grossi rischi ma ha comunque dato coraggio ad un Bologna già stanco, oltre che sbilanciatissimo.
CONSOLAZIONE Per Donadoni è stata l’unica vera consolazione, al di là dei rimorsi per quel primo tempo discontinuo: alla sua squadra mancano i tre punti da sei partite, e non è una consolazione sapere di aver subìto, in quella striscia fatta di quattro pareggi e due sconfitte, sempre e solo un gol. L’assenza di Destro pesa – senza di lui il Bologna non ha mai vinto – ma probabilmente stavolta non sarebbe bastato neanche lui. Per Sousa invece l’epilogo della partita è stato un termometro: la sua squadra non è ancora guarita, anche se ieri è stata frenata pure dalla sfortuna – un palo e una traversa per Ilicic – e ha confermato perlomeno la capacità di non buttarsi via quando va in vantaggio (quattro vittorie su quattro).
CHE ERRORE Vantaggio strameritato per quanto già fatto nella prima mezzora. La chiave per il Bologna poteva essere non lasciare spazi alla Fiorentina, che solitamente quando viene ingolfata finisce per incartarsi, ma quegli spazi la Viola se li è presi di forza. Con un’aggressività molto più inedita e influente del suo consueto pendere a sinistra e della sua variabilità tattica, che stavolta non ha suscitato impressione di instabilità: da padrona del gioco 3-4-2-1, sconfinante in 4-4-1-1 e poi 4-2-3-1 fra transizione e fase difensiva pura. Così aveva costretto il Bologna a difendersi basso con un 4-5-1 e a rifugiarsi in sporadiche ripartenze. Ma la vera svolta è stata totalmente imprevista: su un lancio a scavalcare il centrocampo di Gonzalo Rodriguez, Gastaldello dopo essersi addormentato è stato costretto ad un fallo da rigore ed espulsione su Kalinic. Proprio lui, fra i più esperti di una squadra così giovane; e proprio su un’azione talmente nota che 20’ prima, dopo identica idea di Astori, Ilicic si era trovato la porta spalancata, ma era andato a sbattere contro il palo. In dieci, il Bologna si è ridisegnato con un 4-4-1 in realtà a lungo costretto ad accartocciarsi, fino a diventare 5-3-1. E solo gli incomprensibili tremori viola hanno trasformato l’ultima mossa di Donadoni, un tridente Di Francesco-Sadiq-Krejci, in un atto di coraggio (seppur inutile) più che in un azzardo.