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“Se guardiamo la dinamica dell’azione era difficilissimo dal campo vedere qualcosa di diverso con il contatto tra Caicedo e Dragowski. C’è stata malizia dell’attaccante, il 99% degli arbitri avrebbe dato quel rigore. Perché non si va a vedere l’episodio dubbio? Perché ha dinamiche e qualità che rendono questo sport bello e i dubbi possono essere tanti. La Var non serve per redimere dubbi, rovinerebbe la spettacolarità“. A posto così. Se a pronunciare queste parole è il designatore degli arbitri di Serie A, Nicola Rizzoli, uno che da arbitro ha toccato i massimi livelli mondiali, beh, viene solo da allargare le braccia. Frasi che, se possibile, fanno rodere ancor più il fegato all’ambiente viola dopo i casi del sabato sera dell’Olimpico. Si ammette apertamente la ‘malizia’, si parla in altri casi di ‘mestiere’, ed è come giustificare un giocatore che ‘frega’ l’arbitro di turno. Tutto normale, tanto che il “99% degli arbitri avrebbe dato quel rigore”. Tanto che l’episodio non si va neanche a rivedere al Var. Così come gli altri due casi da rosso diretto su sponda laziale.
DA MERTENS A CAICEDO. Mai un ‘mea culpa’ da parte degli arbitri, mai un passo indietro quando pure l’errore – che comunque resta, ovviamente, umanamente possibile – è evidente. Basti tornare indietro a qualche mese e alla risposta piccata di Nicchi a Commisso dopo la bufera contro la Juve. Da Mertens in Fiorentina-Napoli a Caicedo sabato sera, una stagione di ‘tuffi’ e scelte inspiegabili senza alcun dietrofront. Con la tecnologia che poteva, e doveva, essere utilizzata in maniera diversa. Commisso, furioso dopo la partita al pari di Pradè, Joe Barone e di tutti i giocatori, si è fatto promotore della proposta di ‘Var a chiamata’. Intanto si sta iniziando a parlarne, vedremo se verrà fatto uno step successivo nell’utilizzo della tecnologia in campo. Ma in ogni caso resta alta in casa viola l’irritazione per la mancanza di rispetto nei confronti della Fiorentina, vittima di diversi episodi controversi durante tutta la stagione. Anche per la gestione dei cartellini che spesso è stata quanto meno ‘discutibile’. Tra ammonizioni di giocatori in diffida e rossi non dati.
PESO POLITICO. Insomma, Commisso ha subito toccato con mano il lato ‘meno simpatico’ del calcio italiano. Se con la Juve aveva usato toni forti, nel post-Lazio ha fatto passare un messaggio deciso ma senza ‘attacchi diretti’. La società si farà sentire nelle sedi opportune, con Joe Barone in Lega Calcio, ad esempio. Dove la candidatura del direttore generale viola va proprio nell’ottica di far sentire il peso della Fiorentina nelle decisioni importanti riguardanti il calcio italiano. A 360°, e quindi anche nella tutela del club gigliato. Del resto, si sa quanto sia importante la parte politica anche nel ‘movimento calcio’. La crescita come società passa anche dal peso politico negli ambienti decisionali.
SERVE LA VITTORIA. Discorsi che, per la società, non devono comunque creare alibi alla squadra. Anzi, Pezzella e compagni dovranno trasformare la rabbia in energia per riprendersi i punti persi già con il Sassuolo. Già, mercoledì, dopo i rimpianti con Brescia e Lazio (almeno 3 punti persi), serve assolutamente la vittoria. Perché la Fiorentina è ancora pericolosamente lì, al 13° posto a +6 dal Lecce terz’ultimo. Certo, i salentini non sono ripartiti proprio benissimo così Samp, Genoa e le altre squadre che sono dietro ai viola. Ma l’imperativo è togliersi il prima possibile dalle sabbie mobili, ed evitare un vortice negativo che sarebbe pericolosissimo nel ‘caldissimo’ (in ogni senso) finale di stagione. Qualche tifoso teme un tracollo come l’anno scorso, quando a 10 giornate dal termine la Fiorentina era a quota 37 punti (+6 rispetto ad ora). Ci sarà da tenere alta la tensione, restare sul pezzo, ma il gruppo – rispetto ad un anno fa – pare totalmente concentrato e dalla parte dell’allenatore. Con Iachini, un vero ‘martello’, sembra poi improbabile vedere crollare psicologicamente una squadra che, oggettivamente, può senz’altro valere più del 13° posto.
TRIO IN DOPPIA CIFRA. Una squadra che, anche con la ripresa del campionato, ha mantenuto però un filo conduttore nella scarsa vena offensiva. Tante occasioni sprecate contro il Brescia, prestazione importante con la Lazio ma gara non chiusa nonostante 2-3 ghiotte chance e diverse opportunità in campo aperto. Del resto, la Fiorentina ha segnato appena 34 gol in 28 partite: dal ritorno in A, solo negli anni con Mihajlovic e Delio Rossi e nel 2004/2005 i viola avevano fatto meno reti a questo punto del campionato (lo scorso anno erano 43 i gol fatti dopo 28 giornate). Lampante la mancanza di un goleador davanti: una carenza ‘cronica’ delle ultime (due) stagioni. Se l’anno scorso il capocannoniere di A era stato Benassi con 7 gol, al momento i migliori marcatori di campionato sono Chiesa e Vlahovic con 6 reti. Troppo poco. Mercoledì al Franchi arriverà il Sassuolo: fa specie leggere i numeri dell’attacco neroverde, con Caputo (14 gol), Boga (10) e Berardi (10) tutti in doppia cifra di reti.
CHANCE CUTRONE. In totale sono 48 i gol messi a segno in campionato dal Sassuolo (6° miglior attacco), ben 14 più dei viola. La squadra di De Zerbi gioca bene, palla a terra e con idee precise in costruzione. Certo, dietro concede molto: 10 gol presi nelle tre gare dalla ripresa del campionato, 49 in totale (6° peggior difesa). Sarà quindi interessante vedere all’opera la squadra di Iachini di fronte ad un allenatore spesso elogiato per il suo gioco che, dopo essere stato accostato anche alla Fiorentina, rimarrà al Sassuolo anche per la prossima stagione. Di sicuro, mercoledì, avrà un’altra chance importante Cutrone. Un’occasione tutto sommato sprecata sabato all’Olimpico, ma con il doppio turno di squalifica di Vlahovic si apre ora una settimana importante per Patrick. Rientrerà Chiesa, sì, e sarà difficile rinunciare ad uno come Ribery che ha subito ripreso in mano la squadra. Ma ora deve essere il momento di Cutrone: quasi un dentro o fuori per lui. Perché una Fiorentina ambiziosa, che pure davanti ripartirà da Vlahovic e anche da Kouame, non potrà non avere – nuovamente – un attacco che non garantisca un certo numero di gol. E Patrick, in questo momento, è quello sotto i riflettori che deve rincorrere. Ancora giovanissimo, 22 anni, ma anche un bisogno impellente di tornare al gol. Dopo 31 partite a secco in A tra Milan e Fiorentina.
 
												
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																							 
																							 
																							 
																							 
									 
									 
									 
									 
														 
														
Di
Marco Pecorini