L’investitura di Antognoni, l’illusione estiva e le risposte del campo. Che sfortuna per il croato, che chiude nel peggiore dei modi la sua avventura fiorentina.
“Oggi presento un giocatore importante della Fiorentina, lo sono anche gli altri ma lui in modo particolare. Ha tecnica, rapidità, dribbling e anche qualità da goleador. Nonostante la giovane età ha maturato esperienza in Serie A, Bundesliga, Europa League e Champions League e ha vinto molto in carriera, è anche vice campione del mondo con la Croazia. Credo che sia giusto che la numero 10 finisca sulle sue spalle perchè sicuramente è un giocatore che farà divertire i nostri tifosi”. Parlava così Giancarlo Antognoni il 9 agosto scorso, presentando l’acquisto Marko Pjaca. Il gioiello per il reparto offensivo viola, il giocatore che doveva far svoltare, dare qualità, fantasia, gol. L’avventura del croato a Firenze, invece, si conclude nel peggiore dei modi: rottura del legamento crociato anteriore, stagione finita. E addio anche ad ogni speranza di lasciare il segno in maglia viola.
ASPETTATIVE E FLOP. Pjaca chiude così la sua esperienza fiorentina con 19 presenze (8 da titolare), 744′ giocati (10 gare rimasto in panchina) e un gol. Quell’unica marcatura del 22 settembre al Franchi: tap in facile dopo svarione di Fares, vantaggio viola contro la Spal. Sembrava potesse essere la svolta, dopo il minutaggio a salire da inizio stagione per una condizione fisica da ritrovare. Invece, resterà quello un caso isolato. La fiducia di Pioli che man mano viene meno, giocate importanti o decisive praticamente nulle. “Problema di testa, fisicamente sta bene”, arriverà poi a dire il tecnico, che vede bene il croato negli allenamenti, lo sprona ad essere importante per la squadra, ma non trova risposte sul campo. E così davanti a Pjaca passano prima Mirallas, poi Gerson, in alcune partite perfino Eysseric.
NUOVA SPERANZA E PANCHINE. Nelle gerarchie il croato, a gennaio, è così degradato. Ma lui non molla: ‘Voglio restare’, fa sapere al suo agente e alla Fiorentina. Niente rientro alla Juve, niente altra esperienza all’estero o in Italia. No al Genoa e alle altre che si erano fatte avanti. Una svolta mentale? Purtroppo no. Ancora Pjaca non riesce ad incidere, neanche dopo l’infortunio di Mirallas, neanche dopo l’arrivo di un Muriel che ha ridato linfa a tutti là davanti, da Chiesa a Simeone. Ora l’infortunio nel rush finale della stagione. E quella ‘fantastica illusione’ estiva che sfuma così definitivamente.
MALEDIZIONE. Una sorta di maledizione. Per Marko Pjaca e per la Fiorentina. Per il croato perché, dopo l’operazione al ginocchio destro (rottura del legamento crociato anteriore e del menisco esterno) di due anni fa, ora deve iniziare un nuovo calvario. All’altro ginocchio (adesso è il sinistro), ma sofferenza simile e strada di nuovo in salita per uno che da giovanissimo era destinato a diventare tra i migliori talenti del calcio croato. E poi la Fiorentina. Che a quel ’10’ arrivato dalla Juve voleva affidare le chiavi del gioco offensivo. Una nuova ‘maledizione’ per la maglia che fu di Antognoni, Baggio, De Sisti, Montuori, Rui Costa, e altri grandissimi della storia viola. Prima di Pjaca la ’10’ andò sulle spalle di Eysseric, nell’ultimo decennio anche ai vari Ruben Olivera e Santiago Silva, prima ancora Nakata. Intervallati da Bernardeschi, Aquilani, Fiore e… Mutu. Non sempre grande gloria, per una maglia così importante.
Di
Marco Pecorini