Sabato Berardi sarà nuovamente solo un avversario per la Fiorentina. E’ stato più e più volte vicino al cambio maglia. Italiano, intanto, si gode i progressi di Gonzalez e Sottil, aspettando Ikoné
“Io non sono Chiesa, io sono Callejon”. Esordì così lo spagnolo nel giorno del suo arrivo alla Fiorentina, quando c’era da raccogliere la pesante eredità dell’addio dell’esterno. Sappiamo tutti, poi, com’è andata a finire. Il ‘vero’ dopo-Chiesa poteva esserlo Domenico Berardi che, sabato sera, sarà nuovamente avversario della Fiorentina.
TENTATIVI. Che il neroverde sia sempre piaciuto al ds viola Daniele Pradè non è certo un mistero, così come che la Fiorentina ci abbia provato (ancor prima che Chiesa lasciasse Firenze) quando c’era ancora Montella, con quei famosi 30 milioni che rimbalzavano quando sul piatto dell’Udinese per De Paul, quando su quello del Sassuolo per lo stesso Berardi. Non se ne fece di nulla allora, così come non se n’è fatto di nulla in seguito. Più volte, infatti, il club viola ci ha ri-provato.
La scorsa estate, nonostante le smentite di rito, Berardi era davvero pronto a lasciare l’Emilia, con l’attesa per un’offerta da parte della Fiorentina che è rimasta solo un pour-parler, con la scelta di puntare tutto su Nico Gonzalez, lasciando Italiano senza l’altro esterno che avrebbe voluto.
A ridosso del mercato invernale, poi, un nuovo tentativo, con una differenza abissale tra la richiesta da parte del Sassuolo e l’offerta che la Fiorentina avrebbe voluto fare per portare l’esterno a Firenze. Da lì la scelta di andare a chiudere per Ikoné.
POLITICA. L’idea della Fiorentina venne spiegata chiaramente da Commisso nei giorni di Sergio Olivera e Gonzalez: “Nico è costato in totale 29 milioni uniti a 11,7 di salario spalmati in cinque anni fanno un investimento di 40,7 milioni per un ragazzo di 23 anni. Nel caso di Sergio Oliveira si trattava di un trasferimento di 20 milioni più altri costi che facevano arrivare il totale a 22 milioni. Però il salario nei cinque anni era quasi doppio rispetto a quello di Nico, nonostante i 29 anni di età, 22,5 milioni. 44,5 milioni in totale. In più, Sergio Oliveira dopo cinque anni avrà 34 anni, mentre Nico 28. Crediamo quindi che il secondo potrebbe essere venduto a circa 20 milioni, mentre dall’altro non avremmo ricevuto niente”. Traduzione: spendere sì, ma non per calciatori in là con gli anni che non possano essere rivenduti. Berardi, classe 1994, sarebbe stato un investimento tra ingaggio e cartellino da oltre 50 milioni di euro, che non avrebbe riportato indietro nessuna entrata futura, se non in termini di una resa sportiva che avrebbe fatto fare alla Fiorentina un importante salto di qualità.
IKONE’ E ITALIANO. Da qui la sottolineatura che Italiano fa spesso su Ikoné: “E’ un investimento della società”, rimarcando come il francese, ad oggi, non sia ancora riuscito ad entrare a pieno nei meccanismi di gioco e tattici che gli chiede l’allenatore, con tuttavia prospettive interessanti, anche in caso di futura rivendita. Chiaro, anche questo concetto sottolineato più volte da Italiano, come Berardi avrebbe fatto fare un salto di qualità importante nell’immediato alla Fiorentina, ma a costi decisamente più onerosi.
GONZALEZ-SOTTIL. Nel frattempo Italiano si gode la crescita di Nico Gonzalez e quella di Sottil, continuando a lavorare su Ikoné. Berardi, invece, sarà ancora una volta solamente un avversario, da limitare con particolare attenzione. I numeri parlano chiaro: 10 gol e 10 assist anche in questa stagione. E’ l’unico nei top-5 campionato europei ad aver raggiunto la doppia cifra in entrambe le categorie. Numeri ancora lontani per gli esterni viola, ad oggi. In futuro chissà…
Di
Gianluca Bigiotti