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La leva calcistica del ’98… Chi cresce, chi deve ancora farlo e chi deve dare segnali

Da Igor a Cabral e Ikoné, oltre a Gonzalez: chi cresce, chi deve ancora farlo e chi deve dare segnali tra i viola nati nel ’98

Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette”, cantava Francesco De Gregori nella celebre leva calcistica del ’68. In casa Fiorentina, invece, c’è un altro anno che accomuna chi si sta già facendo e chi invece deve ancora farsi, il 1998.

CHI CRESCE, CHI DEVE FARLO. Per un Maleh che pare aver perso un po’ di slancio dopo l’ottimo impatto con la massima serie e un Igor che ha ormai guadagnato in pianta stabile i gradi di titolare a suon di prestazioni, con miglioramenti continui sia in fase difensiva che in quella di impostazione, ci sono altri classe 1998 che dal post sosta dovranno dimostrare più di qualcosa: Cabral e Ikoné su tutti. Per il brasiliano è arrivato il momento di cambiare marcia. Ok l’adattamento al calcio italiano, così come un percorso fisico ad hoc per superare alcune piccole problematiche con cui è arrivato a gennaio e per raggiungere il livello di intensità atletica che richiede la Serie A rispetto al campionato svizzero, ma dopo due mesi dopo il suo approdo ufficiale alla Fiorentina è lecito attendersi qualcosa di più. Idem dicasi per il francese che, dopo aver dato solamente degli assaggi delle sue qualità sia fisiche che tecniche, deve iniziare a sbloccarsi in fase offensiva e dimostrare di aver recepito al meglio i meccanismi di gioco che pretende dai propri esterni d’attacco Vincenzo Italiano.

LA PRIMA OCCASIONE. Per entrambi la gara con l’Empoli di domenica potrebbe già essere la (prima) occasione giusta per dimostrare progressi. Nelle partite post sosta, infatti, più volte Italiano ha preferito mandare in campo da 1’ chi aveva lavorato assieme a lui al centro sportivo rispetto a chi tornava dalle varie Nazionali. Chissà che non accada lo stesso anche stavolta. L’assenza probabile (ancora non certa) di Piatek, reduce da un problema con la Polonia, ha tutto il sapore della classica opportunità da non fallire per il brasiliano. Il viaggio in SudAmerica di Gonzalez, invece, apre maggiori spiragli per una partenza da titolare per l’ex Lille, reduce da due panchine consecutive in Serie A, con quell’urlo strozzato in gola a San Siro contro l’Inter ancora vivo nella mente di tutti.

CHI DEVE SVOLTARE. Un altro classe 1998 (a differenza dei sopracitati era arrivato come giocatore già ‘fatto’ e al limite da perfezionare) che è chiamato a dare qualcosa in più è Nico Gonzalez. Con l’Argentina l’ex Stoccarda è andato anche a segno, cosa che a Firenze non riesce a fare ormai da ottobre (3 reti in stagione tra Serie A e Coppa Italia). L’assist per il gol di Torreira, a San Siro prima della sosta, gli aveva permesso di salire a quota 5 suggerimenti vincenti in questo campionato (più 1 in Coppa Italia), ma il piatto non può dirsi ancora del tutto pieno, almeno in fase realizzativa. Da Gonzalez, già dalla ripresa post sosta, è lecito attendersi qualcosa di più sotto porta, anche se nel suo caso, visto l’enorme lavoro che svolge in giro per il campo tra falli subiti (ha procurato alla Fiorentina 2 rigori e 1 punizione da cui nacque un gol a Bologna), dribbling e recuperi di palla, potrebbe anche valere il ‘non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore’.

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