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La forza del gruppo e un messaggio al campionato: la Fiorentina non molla. Jovic, due assist (e mezzo) per ripartire. Dodo, nuovo idolo di Firenze
Il sogno di un doppio trofeo, ma anche in campionato i viola ci sono. Italiano punta sul gruppo: le rotazioni un punto di forza
“Bisogna arrivare in fondo tutti insieme, senza perdere nessuno perché c’è bisogno di tutti. La mia gioia è per questo”. Lo ha detto chiaramente Italiano dopo il 5-0 sulla Sampdoria, e in effetti, forse, non c’è felicità più grande per un allenatore rispetto a quella di vedere le ‘seconde linee’ risultare decisive. Vuol dire rendere davvero partecipi tutti gli effettivi del gruppo, coinvolgere tutti i giocatori nel percorso e nelle idee di gioco. E basta rivedere le esultanze di Italiano ai gol di Castrovilli, Duncan o di Terzic, domenica pomeriggio, per capire il valore di quelle reti. E degli assist di Jovic. Un altro dei giocatori che il tecnico viola voleva recuperare a tutti i costi.
LA FORZA DEL GRUPPO. E’ la forza del gruppo della Fiorentina. Le rotazioni nelle mille difficoltà iniziali, tra infortuni e scarsa abitudine a giocare ogni tre giorni, hanno rappresentato più di una volta anche un limite. Ma ormai da mesi i risultati si vedono. Chi entra dalla panchina riesce spesso a fare la differenza, chi torna titolare dopo magari tanto tempo dimostra il proprio valore. Prendete Duncan: non giocava dal 1′ da due mesi e mezzo, ma con la Samp, al di là del gol, è stato tra i migliori. Ranieri, quando chiamato in causa, non tradisce praticamente mai. Castrovilli è ormai un valore aggiunto, e ora considerarlo seconda linea è a dir poco riduttivo. Così come Terzic che ha pagato l’infortunio nel momento migliore.
MINUTAGGIO E SUBENTRANTI. Ci sono dei numeri che sintetizzano tutti questi concetti. Nella rosa viola ci sono 4 giocatori (Terracciano, Biraghi, Amrabat e Dodo) che superano i 3000 minuti giocati in stagione, ma sono ben 19 quelli che superano i 1000 minuti, più Duncan che si avvicina molto nonostante le ultime settimane in naftalina. Restano fuori dal conto Castrovilli (che ha saltato metà stagione), Ranieri, Brekalo e il giovane Bianco. Questo vuol dire che, arrivati ad inizio maggio, tanti giocatori sono stati utilizzati in modo omogeneo, e che in pochi arrivano ‘usurati’ dal punto di vista fisico nonostante l’annata anomala con partite sempre ogni tre giorni. E poi la cooperativa del gol: se solo nel 2023 la Fiorentina ha trovato Cabral come bomber principale, è altrettanto vero che sono ben 17 i marcatori diversi in stagione per i viola. Quasi tutti hanno trovato il gol, insomma. In campionato sono 16 i giocatori diversi andati a segno, solo l’Atalanta ha fatto meglio con 18. E poi, appunto, la forza di cambiare le partite dalla panchina. Italiano ha ‘pescato’ ben 13 dei 42 gol in campionato (quasi un terzo) dai subentrati, mentre sono 19 i ‘contributi al gol’ (quindi reti più assist o rigori conquistati) da chi è entrato dalla panchina. Solo il super Napoli di Spalletti ha fatto meglio con 14 reti dei subentranti e 20 partecipazioni al gol di chi entra dalla panchina.
I SEGNALI DI JOVIC. Numeri che faranno felice Italiano. Il quale si è detto particolarmente soddisfatto anche per la prova di Jovic. Il tecnico viola ha spesso ripetuto di voler recuperare il serbo, anche quando pochi ci credevano. E Luka ha finalmente battuto un colpo. Anzi due… e mezzo. Come gli assist contro la Sampdoria. È vero, non segna da quel tuffo di testa di inizio marzo contro il Milan, ma domenica ha ritrovato un po’ più di sicurezza nelle giocate e pure quella determinazione che a volte è mancata. Ha avuto tanti problemi negli ultimi due mesi, dall’arrivo in ritardo a Sivas per motivi burocratici ai problemi di salute che lo hanno tenuto ai box per un paio di settimane. Nel frattempo era cresciuto sempre più Cabral e lui era finito ai margini, ma Italiano ha fatto di tutto per ribadirgli la fiducia. Sapendo che sarà importante averlo coinvolto per un finale di stagione così intenso. “Jovic ha dato una grande risposta. Un attaccante deve vivere per il gol, ma se si racchiude solo all’ultimo tocco è troppo limitante. Oggi ha corso, rincorso, ha sradicato palloni, l’atteggiamento è stato fantastico. Ho preferito tenerlo per tutti i 90′ per mantenerlo sotto porta e sperare in un gol, però questa è la risposta che volevamo tutti da lui. Sotto l’aspetto dell’atteggiamento, con la testa è ancora dentro la Fiorentina. In queste partite che mancano c’è bisogno di lui”, ha ribadito l’allenatore.
NUOVO IDOLO DI FIRENZE. Ma intanto tutta Firenze si sta godendo un giocatore che staziona là, sulla destra, a macinare chilometri su chilometri. Si chiama Domilson Cordeiro dos Santos, ma per tutti è Dodo, il Frecciaviola che ha conquistato i tifosi. Un regista aggiunto sulla fascia per Italiano, un nuovo idolo per Firenze. Prestazioni spesso esaltanti, quella voglia di sfidare sempre l’avversario in dribbling e in velocità, la capacità di crearsi occasioni e ora anche di recuperare in fase difensiva. Bellissima l’esultanza sotto la Fiesole dopo la finale di Coppa Italia conquistata, così come quella corsa sfrenata (sì, anche quella al massimo) sotto la Curva dopo il primo gol in maglia gigliata domenica. I capelli viola avevano fatto impazzire i tifosi già al suo arrivo allo stadio, l’ennesima prova capolavoro ha suggellato un feeling bellissimo con la piazza. Firenze si innamora di giocatori così, quelli che danno tutto e di più sul campo. E a distanza di mesi, dopo un avvio complicato, si può dire che prenderlo a 18 milioni dallo Shakhtar è stato un affare per la Fiorentina.
MESSAGGIO AL CAMPIONATO. Il brasiliano, così come i compagni, ha voluto mandare un messaggio al campionato: la Fiorentina c’è ancora. La finale di Coppa Italia, certo, la semifinale di Conference tutta da vivere, ovviamente. Ma anche in Serie A i viola vogliono continuare a risalire. Vogliono vincere il torneo ‘delle altre’, ovvero di chi staziona dopo le prime 7, ormai oggettivamente imprendibili. Perché anche l’8° posto può non essere banale: permette di iniziare più tardi la prossima stagione (evitando due turni di Coppa Italia ad agosto) e soprattutto può evitare rimpianti in caso di esclusione della Juve dalle prossime coppe europee (ipotesi molto probabile). Insomma, ovviamente l’occasione del doppio trofeo è ghiottissima e storica, ma il campionato non può essere snobbato. Per onorare sempre la maglia e i tifosi, per tenersi ‘in ritmo’ e per alimentare un percorso virtuoso. Ora la doppia trasferta campana tra Salernitana e Napoli, prima del Basilea. C’è ancora tempo prima di pensare alla Conference.
