Ci si avvicina a grandi passi verso la finale di Coppa Italia, evento cruciale per la stagione viola ma anche per l’intera gestione Della Valle. Tanta la voglia di mettere in bacheca il primo trofeo di questi dodici anni di Fiorentina. Per esultare nel presente, per ripartire con mille motivazioni in più nel prossimo futuro. Sarà uno snodo cruciale, insomma, per la società gigliata l’evento di sabato prossimo a Roma. Intanto, Montella inizia quest’oggi a preparare sul campo la sfida contro il Napoli, dopo la vittoria confortante di Bologna ed il giorno di riposo concesso ieri alla squadra. Si valuterà la condizione di tutta la rosa, con occhi puntati in particolare su Giuseppe Rossi, che dopo aver recuperato dall’infortunio al ginocchio adesso punta ed entrare in condizione in vista di sabato. Non dall’inizio, ma a gara in corso Pepito potrebbe ritagliarsi un po’ di spazio nella finale. Vedremo cosa diranno gli allenamenti di questi giorni, come Rossi risponderà sul campo ad una logica ed inevitabile paura nell’affrontare contrasti e duelli di gioco. Su Gomez, invece, c’è decisamente meno ottimismo, tanto che Montella venerdì parlò di quasi stagione finita per il tedesco, visto che il numero 33 non è ancora rientrato in gruppo, al contrario di Rossi, che ormai si allena con la squadra da più di 15 giorni (anche se l’italiano fa allenamento completo solo da metà della scorsa settimana). Anche qui, scopriremo se in settimana Gomez potrà tornare ad allenarsi sul campo, anche se ad oggi la presenza del tedesco a Roma pare molto difficile. Contro il Napoli poi mancherà anche Cuadrado, con la Fiorentina che dunque dovrà rinunciare dall’inizio ai suoi giocatori più pericolosi del pacchetto offensivo. Coloro in grado di cambiare una partita da un momento all’altro, insomma, con giocate e colpi da campioni (e tutti e tre lo hanno dimostrato durante la stagione, anche il tedesco – vedi Juve).
Montella punterà dunque ancora sulla forza del gruppo, del collettivo, come sempre ha fatto in questi due anni. Servirà farlo ancora di più contro il Napoli, al netto delle assenze che ci sono e restano pesantissime. Per molti la Fiorentina arriverà a Roma con il ruolo di sfavorita, ma il gruppo viola ci crede, è carico, è consapevole di poter battere i partenopei con le proprie forze. Del resto, anche i due confronti contro la squadra di Benitez hanno dimostrato che i gigliati possono giocarsela quanto meno alla pari con i napoletani, risultando anzi addirittura superiori a livello di gioco e di occasioni nel doppio incrocio in campionato. La gara secca sarà tutta un’altra cosa, ma la Fiorentina parte senz’altro alla pari con il Napoli, al di là dei singoli.
Collettivo, appunto, quello che in questi due anni ha riportato la Fiorentina in Europa e che ha saputo sopperire fin qui alle mille difficoltà, di infortuni e di squalifiche varie, oltre che a episodi extra campo (vedi la voce arbitri) quanto meno discutibili. Il gruppo ha sempre risposto al massimo, insomma, ed anche a Roma si punterà tutto sul gioco corale, sull’unione e l’amalgama perfetta della formazione di Montella, ben altra cosa rispetto all’aria tesa che sembra si respiri all’ombra del Vesuvio. Anche perché, è bene sottolinearlo, chi andrà in campo all’Olimpico non sarà certo l’ultimo arrivato nel mondo del calcio. In tanti, nella rosa viola, hanno infatti già provato le emozioni, la carica, l’adrenalina di una finale nella loro carriera. Storie di gare secche, di trofei vinti o persi, magari all’ultimo istante, ma comunque giocati, vissuti. Potrebbe essere un aspetto da non sottovalutare, questo, riguardo all’abitudine di certi giocatori a giocare partite decisive.
Uno su tutti, Massimo Ambrosini, arrivato in estate con il chiaro intento di trasmettere mentalità vincente al gruppo di Montella. L’ex capitano del Milan ne ha vissute e come finali come quella di Roma, dall’Italia all’Europa, fino all’Intercontinentale. Otto trofei vinti in gare secche – dalla vittoria in finale di Champions ai rigori in Juve-Milan del 2003, passando per la Supercoppa Uefa (agosto 2003) contro il Porto di Mourinho (1-0), la Supercoppa Italiana del 2004 (3-0 contro la Lazio); nel 2007 la finale di Champions contro il Liverpool proprio di Benitez (2-1 nel 2007), la Supercoppa Uefa contro il Siviglia (3-1), la Coppa del Mondo per Club contro il Boca Juniors (4-2), nel 2011 la Supercoppa Italiana contro l’Inter (2-1), oltre alla Coppa Italia 2003 in cui Ambrosini giocò la gara di andata (con gol nel 4-1 del Milan sulla Roma) per poi essere assente nella formalità della sfida di ritorno. Per Ambro anche quattro finali perse: due Supercoppe Italiane (1999 e 2003), una finale dell’Europeo (2000) ed una Intercontinentale (2003), mentre non era presente nel 3-0/3-3 contro il Liverpool di Benitez nel 2005.
Tante storie di finali giocate, insomma, per l’ex Milan, che infatti potrebbe essere schierato in mediana da Montella contro il Napoli, magari con Borja avanzato dietro le punte. Tanta esperienza, poi, la portano anche Pizarro (vinte tre Coppe Italia tra Roma ed Inter, una Supercoppa Italiana con i nerazzurri – perse invece due Supercoppe Italiane ed una Coppa Italia con la maglia giallorossa) e Aquilani (due Coppe Italia, una Supercoppa Italiana vinte con la Roma, due Supercoppe Italiane perse contro l’Inter – nel 2006 trovò però una doppietta nel clamoroso 3-0/3-4 dei nerazzurri).
Diversi ‘giocatori di coppa’, poi, anche in attacco, per quelli che dovrebbero essere i sostituti di Cuadrado, Rossi e Gomez. Joaquin, tornato alla ribalta dopo le ultime prestazioni, ha fatto due su due in carriera nelle finali di coppa: in Spagna, infatti, l’esterno viola ha vinto due Coppe del Re, 2005 con il Betis e nel 2008 con il Valencia.
Matri ha vinto nel 2012 la Supercoppa Italiana con la Juventus contro il Napoli (finì 4-2, e davanti aveva molti degli avversari che ci saranno sabato), mentre non entrò in campo nel 2013 nel 4-0 bianconero alla Lazio così come non giocò nel 2012 la finale di Coppa Italia persa dalla Juve contro il Napoli. Anche Ilicic ha già disputato uan finale di Coppa Italia con il Palermo, ma non andò bene nel 2011 contro l’Inter (finì 3-1 per i nerazzurri). Il brasiliano Matos, invece, vinse con la Primavera viola la Supercoppa contro la Roma nel 2011, trionfando per 3-2.
In difesa, poi, ecco l’esperienza del ‘giovane’ Savic, che con il Manchester City ha già giocato gare di primissimo livello. Nel 2011 era in panchina nel derby di Manchester valido per la Community Shield, mentre nel 2012 giocò dall’inizio – vincendo – sempre la Comunity Shield contro il Chelsea (3-2 per il City). Nel 2011, inoltre, giocò e vinse anche la Coppa di Serbia con il Partizan.
Tra chi invece potrebbe non essere in campo a Roma, ecco la Coppa di Polonia vinta nel 2012 da Wolski, la Coppa di Portogallo persa da Mati Fernandez con lo Sporting, la Supercoppa Italiana vinta da Diakitè e i palmares infiniti di Anderson e Gomez: il brasiliano ha giocato e portato a casa 7 finali tra Porto, Manchester United e Brasile, mentre ha perso l’atto conclusivo di due Champions League e della Supercoppa Uefa con i Red Devils; il tedesco, invece, ha vinto due Coppe di Germania ed una finale di Champions League, mentre ha perso due finali di Champions, due finali di Coppa di Germania e una finale dell’Europeo tra Bayern, Stoccarda e Germania.
Storie di finali, vinte o perse, ma giocate; di emozioni già vissute, di brividi da ripercorrere per portare a Firenze un trofeo atteso 13 anni. Certo, dall’altra parte ci sono giocatori come Reina e Albiol, c’è soprattutto un tecnico come Benitez. Ma la Fiorentina punta sul collettivo, sulla voglia generale di regalare quella che per molti sarebbe un’impresa, senza quei tre davanti. Firenze ci crede, il gruppo di Montella è pronto al grande evento.
Di
Redazione LaViola.it