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La Fiorentina rilancia la tradizione argentina: gol, vittorie e sogni dell’altro mondo

Beltran

Lo scudetto di Montuori, gli anni d’oro del Re Leone Batistuta. Una lunga tradizione in maglia viola che si rilancia con gli ultimi arrivi

Come scrive l’edizione fiorentina de La Repubblica, il legame tra Fiorentina e Argentina è sempre stato forte, per certi versi unico. I colori viola e albiceleste che si fondono insieme, così come le bandiere del paese sudamericano che per anni hanno preso posto allo stadio Franchi. Soprattutto per omaggiare a ogni partita un campione come Batistuta. Uno che a Firenze ha segnato la bellezza di 207 reti, celebrate a suon di smitragliate e corse infinite verso la bandierina.

Quando si pensa al legame Argentina-Fiorentina è impossibile dimenticare Miguel Montuori. Lo scudetto del ’56, il terzo posto nella classifica marcatori di sempre con la Fiorentina (84 reti) alle spalle di due leggende come Hamrin e proprio Batistuta, col quale condivide anche il fatto di essere tuttora tra i giocatori che più hanno vinto da capitano coi viola (due trofei a testa).

Con gli arrivi di Beltran e Infantino (che si aggiungono a Quarta e Gonzalez) la Fiorentina scrive una nuova pagina della storia legata all’Argentina. E sale a 29 il numero di argentini che hanno vestito la maglia viola. Impossibile dimenticare anche giocatori fondamentali, anche se in epoche diverse, come Bertoni, Passarella, Gonzalo Rodriguez Pezzella (ultimo capitano argentino prima che Biraghi prendesse la fascia).

Non sempre questo legame ha portato i frutti sperati. Basti pensare a Bolatti e Toledo. Ma è indubbio l’arrivo di un giocatore argentino a Firenze sia sempre contraddistinto da un fascino particolare, che alleggerisce anche l’attesa per l’inserimento in gruppo e l’adattamento al calcio italiano, così differente da quello sudamericano.

Ieri Beltran, sbarcato a Roma nel primo pomeriggio, ha sostenuto le visite mediche e ha avuto modo di assaggiare l’atmosfera del Franchi assistendo all’amichevole contro l’OFI Creta. Arriverà poi anche il momento di vederlo in campo, senza caricarlo di eccessivi desideri. Sangue argentino e doppio passaporto italiano che potrebbe farlo diventare un giorno, chissà, un attaccante a disposizione del ct Roberto Mancini così come accaduto con Retegui.

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