Il numero 10 viola è ancora troppo poco decisivo: arretra e lascia Beltran isolato. Qualcosa deve cambiare per poter fare la differenza…
Nel suo editoriale pubblicato sul Corriere dello Sport-Stadio, Alberto Polverosi analizza con lucidità la sconfitta della Fiorentina a Siviglia, individuando segnali incoraggianti ma anche criticità da risolvere in vista del ritorno al Franchi.
“C’è del buono nella sconfitta della Fiorentina a Siviglia. L’atteggiamento, la personalità, la forza di restare sempre in partita, la capacità di reagire dopo il 2-0 e lo scampato pericolo del 3-0″. Polverosi sottolinea le qualità espresse dalla squadra di Palladino, a partire da “la qualità di Gosens” fino allo “spunto (l’ennesimo) di Ranieri, un capitano che comincia a prendere confidenza col suo compito di leader“.
Fondamentale è anche la consapevolezza emersa nel gruppo: “la consapevolezza di una squadra che sente di avere la possibilità di ribaltare il risultato al Franchi“.
Non mancano però le difficoltà, soprattutto individuali e tattiche. “Certo, fermare Isco non sarà facile […] a maggior ragione se accanto a lui dovesse giocare anche Lo Celso“, e se giovedì “è stato un bene per i viola che sia entrato solo dopo un’ora“, la situazione potrebbe complicarsi nel ritorno. Allo stesso modo, “lo stesso discorso lo farà Pellegrini pensando a Kean, a Gosens e, chissà, anche a Dodo“. Il tecnico si affiderà allo stadio e alla sua spinta: “Poi toccherà al Franchi, come ha detto Palladino, spingere forte i viola verso la terza finale di fila in Conference League“.
Tuttavia, “c’è però anche qualcosa che non convince nella partita col Betis“. A partire dal primo gol, frutto di un evidente errore difensivo: “Negli occhi resta la figuraccia del giovane Comuzzo che arranca e non riesce nemmeno a trattenere Bakambu“, mentre Parisi è in grave ritardo su Ezzalzouli. L’azione nasce da un “lancio del terzino Ruibal che ha trovato la Fiorentina scombinata e non si sa perché“. Polverosi è puntuale nel rilevare la disorganizzazione: “Pongracic è rimasto lontano dal duello Comuzzo–Bakambu quando invece avrebbe dovuto raddoppiare, Ranieri era a centrocampo, Parisi fuori posizione e la metà campo viola quasi deserta».
Altro elemento di riflessione è il movimento di Gudmundsson, che arretra troppo: “Quando si dice e si scrive che la Fiorentina gioca col 3-5-2 si commette un errore. In realtà il modulo è 3-6-1, con l’islandese che spesso, troppo spesso, arretra per prendere palla nella propria metà campo“. Un atteggiamento che lascia l’attacco sguarnito, “soprattutto se il centravanti è Beltran, come nel primo tempo di Siviglia. L’argentino era staccato dal resto della squadra, completamente isolato“.
Il dubbio resta: “Ma è lui, Gudmundsson, che vuole giocare così o è Palladino che glielo chiede? A noi sembra strano in tutt’e due i casi“. Per Polverosi, “che l’islandese salti un avversario a cinquanta metri dalla porta serve a poco“, perché “quel dribbling deve farlo venti metri più avanti” per incidere davvero.
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Redazione LaViola.it