Ci si aspettava qualche positivo tra calciatori e membri dello staff, ma non un numero così elevato. E’ possibile ripartire in queste condizoni?
Aria di ripartenza. Questa la brezza che si respirava fino a poche ore fa nella Firenze del calcio. Da oggi la stagione della Fiorentina riparte ufficialmente, con i primi giocatori che fin dalla mattinata si alterneranno al centro sportivo Davide Astori per le viste medico sportive propedeutiche all’inizio dell’attività facoltativa sul campo. Ma le notizie arrivate in serata sui sei nuovi positivi al Covid-19 nel gruppo viola (tre calciatori e tre membri dello staff tecnico-sanitario), oltre ai quattro casi individuati in casa Sampdoria (uno di ritorno, dato da non sottovalutare), gettano una pesante ombra sull’eventuale ripartenza del campionato. Per quanto riguarda il club gigliato, va sottolineato che tra i positivi non figurano Pezzella, Cutrone e Vlahovic, già risultati positivi due mesi addietro e dichiarati guariti dalla Fiorentina circa un mese fa.
COSA CI SI ATTENDEVA E COSA NO. Dev’essere chiaro che le società di calcio si aspettavano di trovare qualche tampone positivo. È innegabile che il piano di ripartenza contemplasse questa eventualità quasi certa. Ma la Fiorentina e l’opinione pubblica non si aspettavano un numero così elevato di nuovi casi. Così come non se lo aspettava la Samp, e occorrerà vedere se nelle prossime ore altre società comunicheranno altri nuovi positivi al Covid-19. Se fino a poco fa il problema più grande era organizzare le partite, dopo le notizie di ieri ci si domanda se sia davvero praticabile la ripresa degli allenamenti in gruppo il 18 maggio.
UN PROBLEMA DI NUMERI. Inoltre, c’è ovviamente un problema puramente numerico. Già ci si domandava se Iachini dovesse prevedere particolari terapie per già citati i tre calciatori che avevano sperimentato la brutta esperienza del Coronavirus. Adesso tre nuovi giocatori sono appena risultati positivi: come si dovrà comportare lo staff gigliato con loro? Quanto dovrà attendere Iachini prima di poterli allenare a pieno regime? Quanto potrebbe essere penalizzante per la Fiorentina l’eventuale ripartenza del torneo senza alcuni dei suoi giocatori o con calciatori rimasti pesantemente indietro di condizione?
RIPARTENZA, SI O NO? Comunque sia, la Fiorentina da oggi torna ad assaggiare una parvenza di routine. Con tutta la prudenza del caso, sapendo che il Governo può decidere in ogni momento di staccare la spina per motivazioni ben più gravi degli interessi economici in ballo (anch’essi da non sottovalutare). Il calcio italiano ripartirà? Oggi non è dato saperlo. Certo, si diceva che dalle sorti della Bundesliga sarebbe dipeso anche il destino della Serie A e i segnali in Germania sono andati esattamente nella direzione di chi intende tornare a giocare. La Bundes riprenderà regolarmente a partire dal 16 maggio, trascinando con sé le ambiguità di un ambiente devastato dalla pandemia da Coronavirus. Figc e Lega sperano in un effetto domino che permetta anche alla Serie A di riprendere.
VARIE IPOTESI SUL CONTAGIO. Ma il numero di nuovi positivi dopo due mesi chiusi in casa non può che portare a una riflessione. Com’è possibile che vi sia un così alto numero di nuovi casi tra i calciatori, visto che sono state tra le categorie più blindate durante la quarantena? Ricordiamo che la società ha provveduto in questi mesi a portare la spesa a casa dei calciatori, impedendo quella che banalmente pare essere la forma più semplice per contrarre il virus.
La storia si fa ancor più inquietante se si pensa che il mondo del calcio professionistico possa essere usato da campione statistico per il paese. I calciatori e i membri dello staff sono stati sottoposti a tampone molto più spesso di qualsiasi altra categoria in Italia e sono saltati fuori numerosi positivi, tutti asintomatici. Non è dunque da escludere che l’andamento nel paese sia più o meno lo stesso, con centinaia di migliaia (se non milioni) di persone positive ma asintomatiche che potrebbero far crescere vertiginosamente il numero dei malati nelle prossime due settimane.
Tuttavia, si parla solo di ipotesi: se le altre società confermassero di non avere nuovi casi positivi, potrebbe significare che nella Fiorentina (e lo stesso può valere per la Sampdoria) a marzo si sia verificato un piccolo focolaio, magari non controllato dalla società con la dovuta scrupolosità, che ancora oggi vede alcuni lavoratori del mondo viola positivi al virus.
Indipendentemente da come la si pensi, è chiaro che il calcio ci manca. La Fiorentina ci manca. Se verrà trovato un difficilissimo compromesso tra esigenze sanitarie e calcio giocato, saremo tutti ben lieti di tornare a sostenere la maglia viola. Anche se dal divano di casa propria. Ma le notizie di ieri non fanno altro che certificare quanto il calcio navighi a vista, soggiogato da un fenomeno enormemente più grande di lui. Che potrebbe essere tenuto sotto controllo e limitato al minimo, ma potrebbe anche causare danni giganteschi alla salute dei dipendenti delle società.

Di
Marco Zanini