Da Prandelli a Conte, precedenti diversi verso il Mondiale. Il ct ha stupito tutti, ma la Federazione vuole evitare ‘tentazioni’ dai grandi club
Fare il c.t. della Nazionale senza vivere un Mondiale è un po’ come sposarsi senza consumare il matrimonio, scrive La Gazzetta dello Sport. Anche per questo, Cesare Prandelli, dopo la finale di Euro 2012 persa con la Spagna, che chiudeva un ottimo biennio, nonostante qualche perplessità, decise di tirar dritto fino a Brasile 2014. Il successore, Antonio Conte, invece, non consumò. Sentiva l’urgenza di allenare tutti i giorni e dopo il primo biennio se ne andò al Chelsea dove lo pagavano il doppio. E Roberto Mancini?
CONTRATTO. Le parole del presidente federale, Gabriele Gravina, hanno aperto spiragli di inquietudine: «Aspettiamo la risposta di Roberto. Ci sederemo a un tavolo». Nonostante un contratto che lega già Mancini alla fine del Mondiale 2022. In realtà l’inquietudine è nei fatti. Il Mancio ha preso una Nazionale tra le macerie. Con una manciata di allenamenti, senza stage e senza fenomeni, l’ha trasformata in una squadra vincente, imbattuta nelle qualificazioni europee, lodata all’estero per la bellezza e il coraggio di un gioco che ha rivoluzionato la nostra tradizione. Altri colleghi, con sedute quotidiane per anni e mercati sfarzosi, non sono arrivati a tanto.
INGAGGIO. Cosa chiede il magnate di un top-club? Questo. Un allenatore che faccia presto e bene, che diverta e vinca. Già l’estate scorsa, Mancini ha ricevuto proposte interessanti. Facile che gliene arrivino anche di indecenti a primavera, dopo i 21 risultati utili di fila e picchi di gioco tipo Reggio. Logico che un professionista, che ha fatto tanto bene, paragoni il suo stipendio annuo (2,5 milioni, più bonus) ai 12 di Conte, ai 15 di Ancelotti o ai 22 di Guardiola. La Federcalcio sa benissimo di non poter competere con i club, ma si è mossa per dilatare comunque il futuro azzurro di Mancini. Come spiega il presidente Gravina: «Vorremmo allungare nel tempo e dare ancora più stabilità alla progettualità tecnica di Roberto. Fino a quando? 2024, 2026, oltre… Noi siamo pronti. Non possiamo competere con i club, ma l‘entità contrattuale, fissata nel dopo Svezia, sarà ricalibrata alla luce dei risultati. A Mancini va riconosciuto il merito di aver restituito valore al brand della Nazionale».
MONDIALE. E Mancini cosa pensa? Che può vincere Europeo, Nations League e Mondiale. Ne è convinto. Una convinzione, non una sbruffonata. Lo diceva già a inizio mandato, nel dopo-Svezia, e molti sorridevano. A chi gli chiedeva: «Ma chi te l’ha fatto fare?», Roberto rispondeva: «Guardate che ho un gruppo forte e nel biennio esploderanno almeno un paio di giovani». Un visionario. Ecco Barella, Bastoni e Locatelli. Aveva ragione. Ora aspetta solo una «punta giovane». Scamacca? Forte di questa convinzione, dopo il gran lavoro fatto, difficilmente Mancini, anche in caso di proposte indecenti primaverili, lascerà ad altri il piacere di raccogliere i frutti. Consumerà il matrimonio. Vuole vivere da protagonista un Mondiale, come nessun c.t. gli ha permesso di fare da calciatore.
Di
Redazione LaViola.it