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La disillusione di Sousa: annunciato il futuro di Berna, ne avevamo bisogno?

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La conferenza stampa di Paulo Sousa, tra le varie tematiche in cui si è ramificata, ha portato ancora una volta alla luce le opinioni del mister della Fiorentina sul futuro di Bernardeschi: “Ritengo sia un giocatore che ha un futuro, e che sicuramente la sua qualità e il suo talento lo porteranno verso squadre che hanno ambizioni diverse da quelle della Fiorentina”. Ecco la frase ‘incriminata’, che qualche giorno fa era stata preceduta dalla battuta in un’intervista post Empoli-Fiorentina: “È un potenziale enorme, non solo per noi ma anche per la nazionale e per altre squadre che arriveranno in futuro”.

Parole che fanno indubbiamente discutere nell’ambiente viola, data la delicatezza dell’argomento e l’affetto che Firenze prova per Bernardeschi. Analizziamo la questione in modo puramente oggettivo: decontestualizziamo cioè le frasi di Sousa, dimenticandoci che sono state dichiarate pubblicamente e che i tifosi sognano una Fiorentina guidata da Bernardeschi come futura bandiera gigliata, dato che il ragazzo è di origini toscane ed ha passato una vita nel club viola. Se eliminiamo questi fattori, Sousa ha ragione: il ragazzo possiede doti tecniche fuori dal comune e cresce di stagione in stagione; quando arriverà ad essere al top della sua carriera è probabile che venga tentato da squadre che, oltre a garantirgli uno stipendio più sostanzioso, possono permettersi di guardare a traguardi più ambiziosi di quelli per i quali la Fiorentina storicamente lotta. In fondo, volendo essere cinici, la storia del calcio è piena di giocatori che giurano fedeltà ad una società ed ai propri tifosi per poi rimangiarsi tutto di fronte alle tentazioni (neanche troppo illecite in verità) di vagonate di milioni di euro e di obiettivi più alti. Perché non dovrebbe succedere anche a Berna?

Empoli-Fiorentina bernardeschiIl problema non è quello che potrebbe succedere. Il problema è che ad oggi, rientrando nel contesto dell’ambiente fiorentino, le parole di Paulo Sousa sono un colpo al cuore per quei tifosi che sognavano un futuro da capitano per Bernardeschi e che invece devono fare i conti con la disillusione generata dalle parole del portoghese. Anche a chi non ha mai creduto in questo futuro ‘rosa e fiori’ per il talento di Carrara le parole del tecnico gigliato non sono piaciute: in primis è un voler ribadire (forse esageratamente) le ‘dimensioni’ della Fiorentina, per usare un termine utilizzato dall’ex Montella tornato in voga anche con Sousa. In secondo luogo, ci si domanda se abbia senso dichiarare pubblicamente che in un indefinito futuro un giocatore amato dal pubblico e ancora giovane se ne andrà dalla Fiorentina. Il fatto che lo pensino in molti non legittima la decisione di comunicarlo in conferenza stampa; per di più se, come nel caso del post Empoli, nessuno ha domandato a Paulo del futuro di Bernardeschi: è stato lo stesso tecnico, da una domanda generica sulla buona prestazione del talento italiano, a tirare fuori di sua spontanea volontà il tema del futuro.

Tuttavia bisogna aggiungere che dare ai tifosi quelle che per il portoghese sono false speranze potrebbe essere ancor più controproduttivo dell’essere schietti. Può essere che Sousa, memore di quel che è successo nel passato gennaio (ormai lo sanno anche i muri: promesse societarie sul mercato mai mantenute), abbia preferito spegnere qualsiasi illusione su Bernardeschi esternando la dura realtà del calcio moderno, onde evitare una successiva delusione dei tifosi viola.

Forse però, in una faccenda delicata come questa, l’arma migliore sarebbe stata il silenzio. I tifosi non sono stupidi: sanno che uno con il talento di Bernardeschi ad un certo punto della carriera può decidere di cercare una società che gli faccia fare il salto di qualità a livello di ambizioni ed economicamente. Tuttavia non dovrebbe essere l’allenatore della squadra a ricordare a tutti che il giovane talento probabilmente se ne andrà, così come non dovrebbe nemmeno promettere l’esatto contrario, cioè cucirgli addosso un futuro da bandiera. Il semplice silenzio, a volte, è tutto quel che basta per non far scoppiare inutili polemiche, in un ambiente che necessita di tutto tranne che di ulteriori frizioni tra le sue componenti.

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